venerdì 14 novembre 2014

14^ LEZIONE DI ISTITUZIONI DI DIRITTO ROMANO.

In questa lezione parleremo della capacità d'agire secondo i romani, dei SUI IURIS incapaci d'agire e degli ALIENI IURIS capaci d'agire.

In quest’epoca (fai riferimento agli appunti del 13° giorno) non c’è la concezione di “FONDAZIONE”. Con capacità di diritto pubblico si incontra il POPOLUS ROMANUS. Hanno capacità di diritto privato le CIVITATES; abbiamo anche i COLLEGIA o SODALITATES, associazioni di minor importanza che potevano perseguire vari scopi (anche queste sono persone giuridiche, titolari di un loro patrimonio).
La capacità di queste persone riguarda solo l’ambito patrimoniale. Possono stare in giudizio o possono comunque compiere atti giuridici tramite rappresentanti organici (agiscono come fossero “prolungamenti” delle persone giuridiche).

CAPACITA’ D’AGIRE

È riconosciuta alle persone intellettualmente capaci: è richiesta una certa età (diverso da quello richiesto oggi) ed una capacità d’intendere e di volere, ma non presuppone necessariamente la capacità giuridica. Il maggiorenne, quindi, si presume capace, ma se nei fatti è pazzo o malato di mente, gli sarà preclusa la capacità di agire. Attenzione! Mentre adesso chi ha capacità giuridica ha anche capacità d’agire, in età romana non era così.
a)     ETA’: i Romani distinguevano fra i PUBERI e gli IMPUBERI. Quando qualcuno poteva riprodursi, allora gli veniva data automaticamente la capacità d’agire (12 anni le donne, 14 i maschi). Prima di quell’età si è IMPUBERI che a loro volta sono:
a.     INFANTES, bambini che non possono parlare (5-7 anni);
b.     INFANTIA MAIORES, maggiori dell’infanzia, puoi capire e parlare ragionevolmente. Possono compiere validamente gli atti che siano per loro vantaggiosi. Un ragazzino di 10 anni può sottoscrivere una STIPULATIO solo se è un atto per lui vantaggioso (non può accettare debiti). Ciascuna delle parti ricava, in qualsiasi STIPULATIO, vantaggi e svantaggi. Se questo dovesse verificarsi, l’INFANTIA MAIOR avrà solo la parte vantaggiosa (cioè il rapporto di stipula diventa CLAUDICANTE).
Si riterrà inadeguata questa età molto bassa ben presto. Sarà promulgata così una legge: LEX LAETORIA DE CIRCUMSCRIPTIONE ADULESCENTIUM che eleverà il limite d’età ai 25. In realtà, questa legge punisce chi inganni tramite circonvenzione chi ha meno di 25 anni. In questo caso si avrà un’ACTIO LAETORIA (azione penale). Essa, tuttavia, è una legge MINUS QUAM PERFECTA: l’atto non diventa nullo, ma è comunque promessa una pena per il trasgressore. Il pretore si richiamerà a questa legge e al suo editto per dare una tutela concreta a questa circonvenzione.
b)     CAPACITA’ DI INTENDERE E DI VOLERE: rimane incapace d’agire chi è incapace di intendere e di volere. I romani parlano di “furiosus” per il pazzo e “prodigus” per indicare colui che sperpera denaro.

SUI IURIS INCAPACI D’AGIRE

Sono persone incapaci d’agire nonostante libere ed indipendenti. La prospettiva iniziale è quella della gestione patrimoniale, oltre che di assistenza personale. Essi sono:
1)     IMPUBERI: tutela
a.     Deve avere un tutore che faccia per lui. Il tutore può essere indicato dal padre nel testamento; se non c’è testamento, la legge delle XII tavole indica l’AGNATUS PROXIMUS (cioè il parente in via di uomo più vicino alla persona in questione). Costui sarebbe l’erede legittimo del PUPILLO (così si chiama il bambino SUI IURIS). Se si fosse trovato senza tutore, il pretore avrebbe nominato il tutore per lui. Il tutore ha varie modalità di gestione del patrimonio.
                                               i.     NEGOTIORUM GESTIO, il tutore deve gestire in modo corretto il patrimonio del bambino. Se non l’avesse fatto, sarebbe stato dichiarato INFAMIS.
                                             ii.     INTERPOSITIO AUCTORITATIS: l’INFANTIA MAIOR può compiere, tramite il tutore, una STIPULATIO, che anche si assuma un debito. L’effetto dell’atto va direttamente a colpire il patrimonio del pupillo.
                                            iii.     Può anche succedere che il pupillo abbia degli schiavi. Se lo schiavo è capace di agire, può compiere validi atti giuridici. Il tutore può mandare lo schiavo ad acquistare un bene, a compiere una MANCIPATIO in veste di acquirente. La mancipatio, naturalmente, va in testa al pupillo. Il ragionamento è simile a quello del rappresentante organico.
2)     MINORI DI 25 ANNI: sono PUBERI SUI IURIS. Sono persone che hanno capacità d’agire limitata, ma piena capacità giuridica. Nessuno si fidava a contrattare con un minore di 25 anni (si rischiava di esperire con una LEX LAETORIA). Poniamo anche che questo minore, dopo essere stato citato in giudizio, sollevi la EXCEPTIO LEGIS LAETORIAE RESTITUTIO IN INTEGRUM PROPTER AETATEM, può rientrare in possesso di quello che ha promesso all’altro contraente. Insomma, nessuno aveva più interesse a fare accordi con i minori di 25 anni. Si introduce così la figura del CURATORE: la sua presenza garantisce che l’atto non è dannoso per il minore. Il curatore, inoltre, può gestire direttamente il patrimonio del minore tramite la NEGOTIORUM GESTIO.
3)     INFERMI DI MENTE e PRODIGHI: curatéla -- > possibilità di gestire il patrimonio da parte del curatore.
4)     DONNA ADULTA: si parte da un’idea arcaica per cui una donna non aveva capacità giuridica. Viene ritenuta (in assenza di infermità mentale) come una persona capace di intendere e di volere. La donna SUI IURIS, anche se adulta, HA UN TUTORE. Egli non è quello degli IMPUBERI, però è comunque un tutore simile. Questo è richiesto per garantire la conservazione del patrimonio nell’ambito della famiglia. Solitamente egli si concretizza nella figura dell’AGNATUS PROXIMUS (primo parente in linea maschile) che è anche l’unico possibile erede. Questo tutore non ha il potere di gestire il patrimonio, ma deve essere presente quando la donna compie atti che diminuiscano il patrimonio.

ALIENI IURIS CAPACI D’AGIRE

La capacità d’agire era riconosciuta anche agli schiavi, ai figli, alle donne IN MANU, quando fossero maggiorenni e capaci intellettualmente. Essi possono:
-        Acquistare diritti reali o crediti per l’avente potestà;
-        Alienare beni dell’avente potestà, solo se questi ha autorizzato l’atto (espressamente o tramite la concessione di un PECULIO, piccolo patrimonio che il PATER FAMILIAS assegna al FILIUS FAMILIAS    --> il FILIUS FAMILIAS li può gestire esattamente come vuole, alienandoli…) -- > la proprietà di quei beni rimane comunque del PATER FAMILIAS.
-        ASSUMERE DELLE OBBLIGAZIONI DA DELITTO: l’avente potestà ha la scelta tra consegnare a nossa (lo consegna) il soggetto a potestà o pagare la pena --> se preferisco tenermi lo schiavo, pago la pena e mi tengo lo schiavo.
-        ASSUMERE DELLE OBBLIGAZIONI DA CONTRATTO: sono obbligazioni naturali, ma in certe situazioni il pretore riconosce una responsabilità adiettizia dell’avente potestà.
Il diritto deve dare soddisfazione al danneggiato in ogni caso.

OBBLIGAZIONI NATURALI

Il debito c’è (lo schiavo ha capacità d’agire e il contratto ha valore) ma non c’è l’azione con cui pretendere la responsabilità per l’inadempimento di quel debito (se lo schiavo non paga, non ha strumenti, in parole povere). Il debito non manca, mi raccomando! Il debito è VALIDISSIMO!
Se la prestazione viene adempiuta spontaneamente, il debito è estinto. Il creditore naturale che abbia ricevuto un adempimento spontaneo ha la SOLUTI RETENTIO, cioè il debitore non gli può chiedere la restituzione di quanto pagato, perché ha pagato un debito, non un indebito. In termini giuridici:
“La prestazione è incoercibile, ma il pagato è irripetibile.”
Da un punto di vista giuridico, quindi, non posso costringere nessuno alla prestazione, ma soprattutto il pagato non può essere richiesto indietro. 

14^ LEZIONE DI DIRITTO PUBBLICO.

In questa lezione parleremo ancora di riserve di legge, ancora di regolamenti e ci concentreremo sull'articolo 17 della legge 400 del 1988.

L’articolo 108 contiene due tipi di riserve di legge (assoluta per l’indipendenza dei magistrati, relativa per il resto).
La riserve di legge, in alcune ipotesi, è una riserva FORMALE di legge (la disciplina di una certa materia è mero atto parlamentare) -- > i più importanti sono indicati nell’articolo 72 (le cosiddette riserve di assemblea).
La RATIO della riserva assoluta è uno STRUMENTO DI GARANZIA nei confronti delle libertà fondamentali. Una maggioranza non può arrivare a restringere le libertà.
La RATIO della riserva formale è svolgere UN CONTROLLO sull’attività governativa. La legge di delega non può che essere una legge parlamentare.

a)     Se in gioco si pone la delegazione legislativa, non è pensabile che il delegato “si deleghi”;

b)     Se in gioco si pone l’approvazione di bilanci, può il governo approvare per se stesso una legge per gestire del denaro destinato a se stesso? No;

c)     Se in gioco entrano i trattati internazionali: a livello internazionale un trattato è stipulato dai governi di due Nazioni (dal titolare della funzione esecutiva dei due stati); la ratifica (competenza del Presidente della Repubblica, che è autorizzato a ratificare dal Parlamento) è lo strumento attraverso il quale si veicola il trattato internazionale all’interno del singolo Stato (art. 80 Costituzione).  Nuovamente la riserva di legge formale si spiega con l’esigenza di garanzia di un controllo sull’operato del governo da parte del Parlamento;

d)     Se in gioco entra la legge elettorale: legge parlamentare aggravata;

e)     Se entrano in gioco amnistia ed indulto: (articolo 79 Costituzione) si richieda una maggioranza amplissima ed è parlamentare;

f)      Se entra in gioco la legge di conversione di un decreto legge: è ovvio che è formale (è parlamentare!).

Altrimenti si arriverebbe a degli assurdi.
AMNISTIA: cancella un reato commesso;
INDULTO: riduzione, sconto sulla pena.
Cosa diversa è la GRAZIA (strumento in mano al Presidente della Repubblica). In base al testo dell’articolo 79 è più facile approvare una legge di revisione costituzionale che una legge di amnistia ed indulto.
La disposizione più importante per comprendere le diverse forme di regolamento è l’articolo 17 delle legge 400 del 1988.

PRELEGGI: articoli 1-31 contenuti nella parte precedente del Codice Civile.
L’articolo 4 delle preleggi ci garantisce di costruire la gerarchia delle fonti.
Mentre la potestà del governo è potestà generale, la potestà di organi diversi dal governo deve avere una potestà attribuita (deve essere abilitata da fonte legislativa). Chi sono questi soggetti diversi dal Consiglio dei Ministri? I singoli ministeri.    

A)     Deve essere autorizzata dalla legge speciale;

B)     È subordinata a regolamenti governativi.
_____
Il primo comma dell’art. 17 della legge 400 dell’88 ci dice il procedimento di formazione del regolamento.

a)     Regolamento di esecuzione;

b)     Regolamento di attuazione.

Sono complicazioni che ha voluto il costituente; la disciplina contenuta in una legge, richiede una disciplina di dettaglio (a monte c’è una legge non auto-applicativa), arricchita nel suo contenuto per essere applicata. La legge di disciplina rimanda alla fonte regolamentare.
Esempio: è vietato l’uso di sostanze psicotrope. Chi detiene in casa più di tot di sostanze psicotrope è per uso personale; più di tot è spaccio; più di tot-tot è contrabbando. Ci può essere un regolamento che poi nello specifico ci dice QUALI sostanze e in QUALI QUANTITA’ si cade in diverse fattispecie penali. 

Perché i punti A e B sono diversificati? Si fa riferimento alla legge del 1926. La funzione dell’uno e dell’altro è la medesima: entrambi presuppongono una legge a monte da SPECIFICARE. Questa legge ha MAGLIE LARGHE, disposizioni in parte già applicabili, altre che, per essere applicate, ha bisogno di regolamenti.

La differenza è empirica: i primi presuppongono una legislazione quasi interamente data (e presuppongono un particolare minuto da aggiungere); i secondi presuppongono una legislazione più larga (lo spazio consentito al regolamento è molto ampio, o se non molto ampio, sicuramente PIU’ ampio del primo).

La distinzione non ha una particolare logica (è una differenza linguistica ed empirica).
Sono diversi da un punto di vista QUANTITATIVO e non qualitativo.
Oggi la Corte Costituzionale ci dice che anche un regolamento SE DI ESECUZIONE può essere applicato anche in presenza di riserva di legge assoluta.

14^ LEZIONE DI ECONOMIA POLITICA.

In questa lezione parleremo del mercato perfetto, di equilibrio del mercato e dei fallimenti del mercato.

IL MERCATO PERFETTO


In ordinata ci mettiamo i costi unitari e i prezzi di vendita. Rappresento, quindi, i prezzi di mercato.
Se l’impresa nel mercato trova un prezzo elevato come Px1, quale sarà la sua situazione? Essa sarà felice perché vedrà che i suoi costi sono più bassi (segmento blu elettrico -- > differenza sensibile tra costo medio e prezzo). 
Quando la curva Px si avvicina troppo a CEV il mercato non è più concorrenziale (non si favorisce l’ingresso di nuovi imprenditori).
Se la nostra impresa ha un costo medio che si tiene equamente distante da Px, allora diremo che è un’impresa che ha una rendita.
Ma cosa succede se l’impresa incorre in una perdita? Se Px scende sotto CEV, c’è una perdita. Il CEV, infatti, è formato da due componenti: Costi Fissi e Costi Variabili. Se divido tutto per X trovo: costi fissi MEDI, costi variabili MEDI. I costi fissi medi è la differenza fra costi fissi e costi variabili medi.

Costo totali / quantità prodotta = costo medio = 100

Costo variabile / quantità prodotta = costo medio variabile = 60

40 (100-60) = Costi fissi / quantità prodotta.

I costi fissi sono costi affondati. Se riesco a vendere il bene a 120 € ci guadagno. Ma se il prezzo scende ad 80?

Ci perdo 20€. Ormai ho sostenuto i 40€ di costi fissi. Mi conviene arrestare l’attività? No, perché mi conviene vendere più beni possibili per far fronte alla spesa iniziale (che su ogni bene grava per un peso di 40€). In questo modo avrò una perdita minore.

Qual è la condizione di uscita? La QUASI RENDITA. È più grande della rendita perché è definita a partire dal CEV fino a Px2: se esiste una quasi rendita, non è economico uscire da un mercato.
IN DEFINITIVA:

-        Se Px = Px1 : (extra)profitto

-        Se Px = Px2 : perdita

-        Se Px = Px0 : profitto normale minimo

In generale la pressione competitiva (entrate) tende a portare Px -- > Px0
-        Condizione di entrata : Px > Px0

-        Condizione di uscita : Px < Px2 (nessuna quasi rendita)

-        Se Px0 < Px > Px2 si recuperano i CV e parte dei CF (irrecuperabili se non si lavora ed irrecuperabili nel breve periodo). Conviene rimanere. (esiste una quasi rendita)

L’extra profitto si definisce rendita se non estemporaneo ed è dovuto ad un vantaggio competitivo nei confronti della concorrenza od a vantaggi monopolistici tipo barriere all’entrata.
Il ricavo unitario che supera Px2 è detto quasi-rendita (anche se la situazione è di perdita).

EQULIBRIO DI MERCATO


Ci sono due modelli per il raggiungimento di equilibrio. Il primo, proposto da Walras, rispecchia i tentativi di aggiustamento della borsa di Parigi (funzionamento di piccole borse, senza troppi volumi).
Il banditore è colui che raccoglie le richieste di acquisto di un titolo e le richieste di vendita di un titolo. C’è un lasso di tempo durante il quale si raccolgono domande di acquisto e vendita del titolo. Il banditore varia i prezzi in base a:
-        Se la domanda supera l’offerta
-        O viceversa.
Se la somma delle quantità di acquisto è superiore alla somma di quantità di vendita (o viceversa), il banditore determina il diverso prezzo.
Ammettiamo che per un titolo F il banditore determini il prezzo a Px2, dal grafico capiamo che:

1)     Ci sono stati 3000 ordini per l’acquisto;

2)     Ci sono stati 6700 ordini per la vendita.

Il banditore, quindi, capisce che è meglio abbassare il prezzo a Px1. Alla fine del lasso di tempo in cui il banditore acquisisce domanda ed offerta, egli si accorge che c’è stata un’offerta di 4000 e una domanda di 6000 (quasi).
Il prezzo, quindi, rimarrà invariato (od aumenterà di poco) per il successivo lasso di tempo.  


­­­­­­­­­­L’altro mercato è quello proposto dopo pochi anni da Marshall. Questo grafico rispecchia il funzionamento di un mercato “normale” (più “campagnolo”).
Il venditore parte con una quantità di beni X2 e spera di vendere il bene almeno a 4 € al pezzo. Il compratore, però, non è disposto a spendere più di 2,5€. Il giorno dopo, quindi, il venditore porterà una minore quantità di bene al mercato, per evitare di perdere ulteriori soldi.
Carica 2 unità e mezzo del bene ed è disposto a venderle poco sotto i 2€. Per quantità così ridotte, il compratore è disposto a spendere anche 6€ al pezzo. Il venditore, così, cercherà un punto di equilibrio che vada bene a lui e al compratore.

Ci sono anche altre tecniche: l’asta. Ci possono essere aste normali (aste al rialzo) od aste olandesi (al ribasso). Questo è il meccanismo che serve per capire il prezzo di riserva; v’è un banditore che raggruppa l’offerta e si procede a vendere un bene alla volta.
L’assenza di vincoli alla libera espressione delle preferenze individuale e la libertà economica (d’intrapresa) assicurano la corretta formazione di domanda ed offerta.
Il prezzo di equilibrio rappresenta il valore del bene dato dalla scarsità relativa sul mercato. In questo caso si parla di prezzi efficienti che attribuiscono il giusto valore economico (scarsità relativa alla domanda) ai beni e che quindi forniscono un’informazione corretta agli individui che possono così prendere decisioni razionali ed efficienti sull’allocazione dei beni.
Noi, quindi, analizzando il prezzo di un bene, ne analizziamo anche il valore. Se un bene costa tanto, vuol dire che vale tanto (ammettendo che i mercati siano efficienti).
Spesso può anche essere utile un sistema di prezzi che non rispecchi le scarsità relative (case popolari, sussidi…).
A causa delle reali condizioni di funzionamento dei mercati, spesso i prezzi non appaiono né stabili né rispecchiare le scarsità relative reali. In ogni caso il mercato penalizza coloro i quali esprimono domande od offerte più rigide.

QUALI SONO I FALLIMENTI DEL MERCATO (termine proposto dai Neo-keynesiani americani):
  1. Può non esistere mercato (c’è domanda ma non offerta);
  2. Vi possono essere delle esternalità che falsano i costi (costi bassi per chi inquina) o i benefici (posso beneficiare delle pulizie che fa il vicino);
  3. Vi può essere monopolio da parte dell’offerta (i prezzi, naturalmente, non sono efficienti);
  4. Ci può essere l’esigenza di beni pubblici che nessuno vuole produrre;
  5. Ci possono essere costi o un clima di incertezza che non fanno incontrare domanda ed offerta (sono i cosiddetti costi di transazione, sono inefficienze da mancato incontro tra domanda ed offerta);
  6. Il mercato può essere fortemente speculativo (pochi falchi approfittano della situazione).