In questa lezione parleremo del mercato perfetto, di equilibrio del mercato e dei fallimenti del mercato.
IL MERCATO PERFETTO
In ordinata ci mettiamo i costi
unitari e i prezzi di vendita. Rappresento, quindi, i prezzi di mercato.
Se l’impresa nel mercato trova un
prezzo elevato come Px1, quale sarà la sua situazione? Essa sarà felice perché
vedrà che i suoi costi sono più bassi (segmento blu elettrico -- >
differenza sensibile tra costo medio e prezzo).
Quando la curva Px si avvicina troppo a CEV il mercato non è più concorrenziale (non si favorisce
l’ingresso di nuovi imprenditori).
Se la nostra impresa ha un costo
medio che si tiene equamente distante da Px, allora diremo che è un’impresa che
ha una rendita.
Ma cosa succede se l’impresa
incorre in una perdita? Se Px scende sotto CEV, c’è una perdita. Il CEV,
infatti, è formato da due componenti: Costi Fissi e Costi Variabili. Se divido
tutto per X trovo: costi fissi MEDI, costi variabili MEDI. I costi fissi medi è
la differenza fra costi fissi e costi variabili medi.
Costo totali / quantità prodotta
= costo medio = 100
Costo variabile / quantità
prodotta = costo medio variabile = 60
40 (100-60) = Costi fissi /
quantità prodotta.
I costi fissi sono costi
affondati. Se riesco a vendere il bene a 120 € ci guadagno. Ma se il prezzo
scende ad 80?
Ci perdo 20€. Ormai ho sostenuto
i 40€ di costi fissi. Mi conviene arrestare l’attività? No, perché mi conviene
vendere più beni possibili per far fronte alla spesa iniziale (che su ogni bene
grava per un peso di 40€). In questo modo avrò una perdita minore.
Qual è la condizione di uscita?
La QUASI RENDITA. È più grande della rendita perché è definita a partire dal
CEV fino a Px2: se esiste una quasi rendita, non è economico uscire da un
mercato.
IN DEFINITIVA:
-
Se Px = Px1 : (extra)profitto
-
Se Px = Px2 : perdita
-
Se Px = Px0 : profitto normale minimo
In generale la pressione
competitiva (entrate) tende a portare Px -- > Px0
-
Condizione di entrata : Px > Px0
-
Condizione di uscita : Px < Px2 (nessuna
quasi rendita)
-
Se Px0 < Px > Px2 si recuperano i CV e
parte dei CF (irrecuperabili se non si lavora ed irrecuperabili nel breve
periodo). Conviene rimanere. (esiste una quasi rendita)
L’extra profitto si definisce
rendita se non estemporaneo ed è dovuto ad un vantaggio competitivo nei
confronti della concorrenza od a vantaggi monopolistici tipo barriere
all’entrata.
Il ricavo unitario che supera Px2
è detto quasi-rendita (anche se la situazione è di perdita).
EQULIBRIO DI MERCATO
Ci sono due modelli per il
raggiungimento di equilibrio. Il primo, proposto da Walras, rispecchia i
tentativi di aggiustamento della borsa di Parigi (funzionamento di piccole
borse, senza troppi volumi).
Il banditore è colui che
raccoglie le richieste di acquisto di un titolo e le richieste di vendita di un
titolo. C’è un lasso di tempo durante il quale si raccolgono domande di
acquisto e vendita del titolo. Il banditore varia i prezzi in base a:
-
Se la domanda supera l’offerta
-
O viceversa.
Se la somma delle quantità di
acquisto è superiore alla somma di quantità di vendita (o viceversa), il
banditore determina il diverso prezzo.
Ammettiamo che per un titolo F il
banditore determini il prezzo a Px2, dal grafico capiamo che:
1)
Ci sono stati 3000 ordini per l’acquisto;
2)
Ci sono stati 6700 ordini per la vendita.
Il banditore, quindi, capisce che
è meglio abbassare il prezzo a Px1. Alla fine del lasso di tempo in cui il
banditore acquisisce domanda ed offerta, egli si accorge che c’è stata
un’offerta di 4000 e una domanda di 6000 (quasi).
Il
prezzo, quindi, rimarrà invariato (od aumenterà di poco) per il successivo
lasso di tempo.
L’altro mercato è
quello proposto dopo pochi anni da Marshall. Questo grafico rispecchia il
funzionamento di un mercato “normale” (più “campagnolo”).
Il venditore parte con una
quantità di beni X2 e spera di vendere il bene almeno a 4 € al pezzo. Il
compratore, però, non è disposto a spendere più di 2,5€. Il giorno dopo,
quindi, il venditore porterà una minore quantità di bene al mercato, per
evitare di perdere ulteriori soldi.
Carica 2 unità e mezzo del bene
ed è disposto a venderle poco sotto i 2€. Per quantità così ridotte, il
compratore è disposto a spendere anche 6€ al pezzo. Il venditore, così,
cercherà un punto di equilibrio che vada bene a lui e al compratore.
Ci sono anche altre tecniche:
l’asta. Ci possono essere aste normali (aste al rialzo) od aste olandesi (al
ribasso). Questo è il meccanismo che serve per capire il prezzo di riserva; v’è
un banditore che raggruppa l’offerta e si procede a vendere un bene alla volta.
L’assenza di vincoli alla libera
espressione delle preferenze individuale e la libertà economica (d’intrapresa)
assicurano la corretta formazione di domanda ed offerta.
Il prezzo di equilibrio
rappresenta il valore del bene dato dalla scarsità relativa sul mercato. In
questo caso si parla di prezzi efficienti che attribuiscono il giusto valore
economico (scarsità relativa alla domanda) ai beni e che quindi forniscono
un’informazione corretta agli individui che possono così prendere decisioni
razionali ed efficienti sull’allocazione dei beni.
Noi, quindi, analizzando il
prezzo di un bene, ne analizziamo anche il valore. Se un bene costa tanto, vuol
dire che vale tanto (ammettendo che i mercati siano efficienti).
Spesso può anche essere utile un
sistema di prezzi che non rispecchi le scarsità relative (case popolari,
sussidi…).
A causa delle reali condizioni di
funzionamento dei mercati, spesso i prezzi non appaiono né stabili né
rispecchiare le scarsità relative reali. In ogni caso il mercato penalizza
coloro i quali esprimono domande od offerte più rigide.
QUALI SONO I FALLIMENTI DEL
MERCATO (termine proposto dai Neo-keynesiani americani):
- Può non
esistere mercato (c’è domanda ma non offerta);
- Vi
possono essere delle esternalità che falsano i costi (costi bassi per chi
inquina) o i benefici (posso beneficiare delle pulizie che fa il vicino);
- Vi può
essere monopolio da parte dell’offerta (i prezzi, naturalmente, non sono
efficienti);
- Ci può
essere l’esigenza di beni pubblici che nessuno vuole produrre;
- Ci
possono essere costi o un clima di incertezza che non fanno incontrare
domanda ed offerta (sono i cosiddetti costi di transazione, sono
inefficienze da mancato incontro tra domanda ed offerta);
- Il
mercato può essere fortemente speculativo (pochi falchi approfittano della
situazione).
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