venerdì 14 novembre 2014

14^ LEZIONE DI ECONOMIA POLITICA.

In questa lezione parleremo del mercato perfetto, di equilibrio del mercato e dei fallimenti del mercato.

IL MERCATO PERFETTO


In ordinata ci mettiamo i costi unitari e i prezzi di vendita. Rappresento, quindi, i prezzi di mercato.
Se l’impresa nel mercato trova un prezzo elevato come Px1, quale sarà la sua situazione? Essa sarà felice perché vedrà che i suoi costi sono più bassi (segmento blu elettrico -- > differenza sensibile tra costo medio e prezzo). 
Quando la curva Px si avvicina troppo a CEV il mercato non è più concorrenziale (non si favorisce l’ingresso di nuovi imprenditori).
Se la nostra impresa ha un costo medio che si tiene equamente distante da Px, allora diremo che è un’impresa che ha una rendita.
Ma cosa succede se l’impresa incorre in una perdita? Se Px scende sotto CEV, c’è una perdita. Il CEV, infatti, è formato da due componenti: Costi Fissi e Costi Variabili. Se divido tutto per X trovo: costi fissi MEDI, costi variabili MEDI. I costi fissi medi è la differenza fra costi fissi e costi variabili medi.

Costo totali / quantità prodotta = costo medio = 100

Costo variabile / quantità prodotta = costo medio variabile = 60

40 (100-60) = Costi fissi / quantità prodotta.

I costi fissi sono costi affondati. Se riesco a vendere il bene a 120 € ci guadagno. Ma se il prezzo scende ad 80?

Ci perdo 20€. Ormai ho sostenuto i 40€ di costi fissi. Mi conviene arrestare l’attività? No, perché mi conviene vendere più beni possibili per far fronte alla spesa iniziale (che su ogni bene grava per un peso di 40€). In questo modo avrò una perdita minore.

Qual è la condizione di uscita? La QUASI RENDITA. È più grande della rendita perché è definita a partire dal CEV fino a Px2: se esiste una quasi rendita, non è economico uscire da un mercato.
IN DEFINITIVA:

-        Se Px = Px1 : (extra)profitto

-        Se Px = Px2 : perdita

-        Se Px = Px0 : profitto normale minimo

In generale la pressione competitiva (entrate) tende a portare Px -- > Px0
-        Condizione di entrata : Px > Px0

-        Condizione di uscita : Px < Px2 (nessuna quasi rendita)

-        Se Px0 < Px > Px2 si recuperano i CV e parte dei CF (irrecuperabili se non si lavora ed irrecuperabili nel breve periodo). Conviene rimanere. (esiste una quasi rendita)

L’extra profitto si definisce rendita se non estemporaneo ed è dovuto ad un vantaggio competitivo nei confronti della concorrenza od a vantaggi monopolistici tipo barriere all’entrata.
Il ricavo unitario che supera Px2 è detto quasi-rendita (anche se la situazione è di perdita).

EQULIBRIO DI MERCATO


Ci sono due modelli per il raggiungimento di equilibrio. Il primo, proposto da Walras, rispecchia i tentativi di aggiustamento della borsa di Parigi (funzionamento di piccole borse, senza troppi volumi).
Il banditore è colui che raccoglie le richieste di acquisto di un titolo e le richieste di vendita di un titolo. C’è un lasso di tempo durante il quale si raccolgono domande di acquisto e vendita del titolo. Il banditore varia i prezzi in base a:
-        Se la domanda supera l’offerta
-        O viceversa.
Se la somma delle quantità di acquisto è superiore alla somma di quantità di vendita (o viceversa), il banditore determina il diverso prezzo.
Ammettiamo che per un titolo F il banditore determini il prezzo a Px2, dal grafico capiamo che:

1)     Ci sono stati 3000 ordini per l’acquisto;

2)     Ci sono stati 6700 ordini per la vendita.

Il banditore, quindi, capisce che è meglio abbassare il prezzo a Px1. Alla fine del lasso di tempo in cui il banditore acquisisce domanda ed offerta, egli si accorge che c’è stata un’offerta di 4000 e una domanda di 6000 (quasi).
Il prezzo, quindi, rimarrà invariato (od aumenterà di poco) per il successivo lasso di tempo.  


­­­­­­­­­­L’altro mercato è quello proposto dopo pochi anni da Marshall. Questo grafico rispecchia il funzionamento di un mercato “normale” (più “campagnolo”).
Il venditore parte con una quantità di beni X2 e spera di vendere il bene almeno a 4 € al pezzo. Il compratore, però, non è disposto a spendere più di 2,5€. Il giorno dopo, quindi, il venditore porterà una minore quantità di bene al mercato, per evitare di perdere ulteriori soldi.
Carica 2 unità e mezzo del bene ed è disposto a venderle poco sotto i 2€. Per quantità così ridotte, il compratore è disposto a spendere anche 6€ al pezzo. Il venditore, così, cercherà un punto di equilibrio che vada bene a lui e al compratore.

Ci sono anche altre tecniche: l’asta. Ci possono essere aste normali (aste al rialzo) od aste olandesi (al ribasso). Questo è il meccanismo che serve per capire il prezzo di riserva; v’è un banditore che raggruppa l’offerta e si procede a vendere un bene alla volta.
L’assenza di vincoli alla libera espressione delle preferenze individuale e la libertà economica (d’intrapresa) assicurano la corretta formazione di domanda ed offerta.
Il prezzo di equilibrio rappresenta il valore del bene dato dalla scarsità relativa sul mercato. In questo caso si parla di prezzi efficienti che attribuiscono il giusto valore economico (scarsità relativa alla domanda) ai beni e che quindi forniscono un’informazione corretta agli individui che possono così prendere decisioni razionali ed efficienti sull’allocazione dei beni.
Noi, quindi, analizzando il prezzo di un bene, ne analizziamo anche il valore. Se un bene costa tanto, vuol dire che vale tanto (ammettendo che i mercati siano efficienti).
Spesso può anche essere utile un sistema di prezzi che non rispecchi le scarsità relative (case popolari, sussidi…).
A causa delle reali condizioni di funzionamento dei mercati, spesso i prezzi non appaiono né stabili né rispecchiare le scarsità relative reali. In ogni caso il mercato penalizza coloro i quali esprimono domande od offerte più rigide.

QUALI SONO I FALLIMENTI DEL MERCATO (termine proposto dai Neo-keynesiani americani):
  1. Può non esistere mercato (c’è domanda ma non offerta);
  2. Vi possono essere delle esternalità che falsano i costi (costi bassi per chi inquina) o i benefici (posso beneficiare delle pulizie che fa il vicino);
  3. Vi può essere monopolio da parte dell’offerta (i prezzi, naturalmente, non sono efficienti);
  4. Ci può essere l’esigenza di beni pubblici che nessuno vuole produrre;
  5. Ci possono essere costi o un clima di incertezza che non fanno incontrare domanda ed offerta (sono i cosiddetti costi di transazione, sono inefficienze da mancato incontro tra domanda ed offerta);
  6. Il mercato può essere fortemente speculativo (pochi falchi approfittano della situazione).

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