mercoledì 26 novembre 2014

22^ LEZIONE DI ECONOMIA POLITICA.

In questa lezione parleremo di valore aggiunto aggregato, della visione neoclassica della MACROECONOMIA, così come della visione Keynesiana.

Valore aggiunto aggregato: somma dei valori aggiunti di tutte le attività produttive + produzione pubblica stimata al costo di produzione.
Per stimare il valore della produzione in termini reali abbiamo bisogno di deflazionare i nostri soldi dai prezzi correnti.

1)     Il PIL non calcola tutte le fonti di benessere.
2)     Scappa dal PIL tutta l’economia sommersa (dimensione illegale, colui che non paga le imposte…).
3)     Il PIL non rappresenta bene il benessere per svariati motivi.
a.     Degrado ambientale…


Ad esempio: quando si è fermi in un ingorgo facciamo volare il PIL (vendita di benzina) ma il nostro benessere sta sotto i piedi.
Nel caso del degrado ambientale dobbiamo sottolineare che spesso (in alcuni processi produttivi) si producono scorie che impattano sull’ambiente (prendi ad esempio la tecnica del freaking per l’estrazione del petrolio).
GDI = Genuine Progress Indicator --> il nostro benessere è andato aumentando fino al 1970, poi piano piano è rimasto costante (o addirittura è sceso).
GDP = Gross Domestic Product --> il PIL, invece, ha continuato a crescere. L’economia produce soldi ma non benessere.
L’ONU utilizza molto l’HDI che tiene conto del PIL come del livello di istruzione, di povertà…
Negli ultimi 3 mesi la contabilità economica italiana stima il PIL includendo una rivalutazione di circa il 15% sui valori accertati per tenere conto dell’ECONOMIA SOMMERSA (Sec). Nel SEC 2010 il PIL viene stimato aggiungendo anche una stima del valore prodotto da ATTIVITA’ ILLEGALI e del valore delle attività di RICERCA E SVILUPPO (considerate investimento e non più costo).
Il principio è quello di esaustività: le stime devono dunque comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico.

Come produzione industriale ERAVAMO i secondi in Europa (20%).

LA VISIONE NEOCLASSICA
Per il pensiero neoclassico l’equilibrio lo possiamo trovare non solo nei singoli mercati, ma anche in quelli aggregati. Il nostro reddito è domandato e quindi la produzione deve essere in equilibrio con la domanda (Y=AD). In questa fascia teniamo conto dei COSTI e degli INVESTIMENTI. Y = C + I che a sua volta è = a C + S. Perciò l’investimento deve essere uguale al risparmio (I = S). Il mercato finanziario è proprio quello che trova un suo equilibrio in un prezzo fondamentale che è il tasso di interesse (il risparmiatore si astiene dal consumo e raggranella delle risorse finanziarie che può destinare all’investimento; ovviamente nel nostro sistema spesso chi investe e chi risparmia sono individui diversi).
Il risparmio e l’investimento hanno pendenza diversa perché maggiore sarà il tasso di interesse, maggiore sarà la convenienza al risparmio. Maggiore è il tasso di interesse, più grande è la quantità di risparmio che riesco ad ottenere. Ovviamente se il denaro costa caro, io investirò di meno. La funzione inclinata negativamente è un costo (alto tasso di interesse significa che costa troppo prendere a prestito del denaro).
La funzione inclinata positivamente è l’offerta di risparmio. La funzione inclinata negativamente è la domanda di risparmio. Il tasso di interesse d’equilibrio mette d’accordo i risparmiatori e gli investitori.
Dall’altra parte troviamo il mercato del lavoro: il prezzo è W, ovvero il salario, lo stipendio. Viene rappresentata la domanda e l’offerta del lavoro. L’offerta di lavoro è inclinata positivamente perché maggiore sarà l’offerta di lavoro (ATTENZIONE!!! Si parla di persone che si offrono a lavorare!!!), maggiore sarà il salario. La domanda di lavoro (è l’impresa che assume personale), più elevato è il salario, meno persone sono disposte ad assumere.
Il mercato trova un equilibrio che mette d’accordo offerta e domanda. Nel punto W0 assorbiamo le ore di lavoro e queste comunque non assicurano la piena occupazione -- > abbassare i salari -- > si sale sulla curva di domanda di lavoro -- > salari più bassi, le imprese assumono di più.
È la DOMANDA a determinare il prezzo. C’è disoccupazione? Basta diminuire i salari. Ci sono troppi pochi investimenti? Basta diminuire il tasso di interesse. I salari sono la variabile cruciale per i governi e per il mercato del lavoro.


LA VISIONE KEYNESIANA
Consideriamo il PIL ed il flusso circolare di reddito che aggregato ci dà Y. Condizione di equilibrio: Y = AD. Produzione in ascissa, domanda in ordinata. La bisettrice del quadrante è proprio l’equilibrio.
Keynes scompone la domanda in CONSUMI, INVESTIMENTI, SPESA PUBBLICA, ESPORTAZIONI (aumento della domanda) ed IMPORTAZIONI. Il processo di produzione è un processo circolare (il produttore produce solo ciò che spera di vendere), assume personale in funzione delle vendite…
In Keynes sono importanti:
-        Incertezza, relativa a tante variabili
-        Aspettative, ciò che gli imprenditori ritengono sarà il mercato (se ritengono sia debole non distribuiscono il reddito utile per fare acquisti).
L’imprenditore anticipa al lavoratore uno stipendio, se egli è pessimista e ritiene che la domanda futura sia scarsa, non assumerà, anticiperà una quantità di salari più bassa, e causerà una domanda molto bassa.
La critica a Say non è una critica logica, ma è EPISTEMOLOGICA (K. Interpreta il processo come avvenente nel tempo) -- > l’offerta crea la domanda.