In questa lezione parleremo di: curva di offerta, rendita del produttore, concorrenza.
Costi variabili (costi del puro processo produttivo, variano
con il volume della produzione) e costi fissi (non variano al variare della
produzione).
LA CURVA DI OFFERTA:
In ordinata ci sono i prezzi; quantità prodotta
in ascissa. Una azienda è disposta a produrre di più (cioè x maggiori della
figura)
solo
se i prezzi lievitano.
Produco di più solamente se i
prezzi di mercato aumentano. Se la retta “Offerta” è molto verticale (poco
elastica, molto rigida), gli imprenditori sono poco disposti a produrre di più;
contrariamente, se la curva è molto piatta, gli imprenditori sono molto più
disposti a produrre (curva offerta molto elastica).
LA RENDITA DEL PRODUTTORE:
Così come c’è la rendita del consumatore. La
domanda è quella inclinata NEGATIVAMENTE; l’offerta è quella inclinata
POSITIVAMENTE. Siamo, infatti, disposti a consumare di più se i prezzi sono più
bassi. Stiamo analizzando il mercato del bene X.
La curva di offerta NON inizia da
zero (la figura è sbagliata). Consumatori ed imprenditori si mettono d’accordo
sul mercato e l’unico punto in cui riusciamo a trovare un accordo è il punto D
(i due segmenti si intersecano). Il prezzo al quale questo bene verrà scambiato
è Px (livello di prezzo unitario). Sul mercato il prezzo è UNICO (bisogna
trovare un prezzo che rispecchi la scarsità relativa della merce in questione).
La rendita del consumatore è il vantaggio che il consumatore ha del fatto che
ha acquistato X al prezzo Px. S=surplus C=consumatore (SC). S=surplus
P=produttore (SP). Le due aree SC ed SP si equivalgono; il produttore, infatti,
è riuscito a vendere di più ed a prezzi più alti. L’area scura è il VANTAGGIO
RELATIVO DEL PRODUTTORE.
Certo, se le curve fossero poste in modo
diverso, le due aree non sarebbero simmetriche. Attraverso questi grafici, si
studiano le distorsioni del mercato (le distorsioni sono dovute a freni,
tasse…). Vi può essere una perdita di benessere generale EFD e le imprese mantengono
un surplus BEFC > BEA.
Il prezzo di equilibrio diventa
P1 e il bene è X1 (si scambia sempre ciò che chiede la domanda, il principe è
il consumatore, che alla fine può decidere se acquistare o meno). L’imposta è
pari alla distanza fra D ed E. EDF se ne va in modo secco.
IL PREZZO FINALE LO FA LA CURVA DI DOMANDA e da LI’ SI CAPISCE QUALE
SIA IL VOLUME DI SCAMBI E QUALE IL PREZZO.
E se non fossero balzelli?
Potrebbero essere INCENTIVI. Se lo Stato dà un incentivo per acquistare più
beni, il punto D si abbassa progressivamente. Il prezzo, quindi, si abbassa --
> qualcuno in più acquista il bene.
Questa teorizzazione di mercato
ideale, va contestualizzata in varie forme di mercato. Il mercato
concorrenziale (ideale, punto di riferimento) ha la massima libertà di scelta
da parte di consumatori e produttori. Normalmente il mercato concorrenziale è
sempre stato legato alla caratteristica di coinvolgere un grande numero di
imprese e di compratori.
-
Devono esserci tante imprese -- > maggiore
grado di concorrenzialità -- > comportamento comune che aumenti i loro
benefici a danno di qualcun altro -- >
o
Libertà economica (ognuno può decidere di
produrre, di entrare sul mercato -- > garanzia che i liberali hanno
domandato allo Stato)
-
Trasparenza tra vari attori (se gli atti non
sono visibili da parte di altri attori, allora il mercato non funziona bene e
non ha tutte le proprietà benefiche che di solito gli attribuiamo);
-
Omogeneità del prodotto (prodotto non troppo
differenziato, perché poi è difficile che si crei un unico prezzo uguale e
positivo per tutti);
-
Libertà economica (libertà di entrata ed uscita
dal mercato) -- > possono esserci delle BARRIERE ALL’ENTRATA:
o
DI NATURA ECONOMICA: sono, ad esempio, i costi
affondati, derivanti dagli elevati costi fissi;
o
LEGALE: regolamentazione;
o
SPAZIALE: costi di trasporto della merce.
La concorrenza NON è sempre
possibile: servizi a rete (acquedotti, gas, energia elettrica…). Possiamo,
tuttavia, aumentare la concorrenza facendo delle periodiche aste pubbliche.
Quali sono le condizioni teoriche
che rappresentano il mercato=
1)
Il ricavo totale: RT = Px * X (prezzo x bene = curva inclinata positivamente)
2)
Il ricavo marginale: RM = ΔRT / ΔX
3)
Il ricavo medio: RE = Px (cioè RT/X)
È fondamentale, infine, che RE =
Px = RM
Nel breve periodo il prezzo della
merce NON è influenzato dalla quantità che la singola impresa offre sul
mercato. La variazione di offerta della singola impresa è insignificante in un
grande sistema (il mercato non è fatto da imprese che hanno il 40% del mercato
-- > si uscirebbe dalla condizione ideale di mercato).
Il PROfitto = Ricavi totali –
Costi totali
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