In questa lezione parleremo di SCOPE ECONOMIES, della BOLLA, delle ESTERNALITA', della SPECULAZIONE e dell'analisi BREAK-EVEN.
Economia
di scopo = economia di varietà: in inglese si chiamano SCOPE ECONOMIES.
BOLLA: è un fenomeno per cui i
prezzi di un bene cominciano a salire vistosamente e generano aspettative di
apprezzamento continuo. Prendo capitale a prestito e poi incassare i guadagni e
restituire il capitale. È una domanda a fini speculativi (la scarsità relativa
è artificiale).
La prima grande bolla speculativa
è la grande bolla dei BULBI DI TULIPANO. Tra la fine 1636 e l’inizio del 1637
si verificò in Olanda il primo caso conosciuto: la domanda diventò così alta
che i prezzi lievitarono e innescarono domanda. La gente si indebitava per
acquistare questi bulbi o promesse di piantare tulipani e il tracollo avvenne
in breve tempo.
L’altra grande bolla finanziaria
fu quella di John Lowe sui titoli del Mississippi nella borsa di Parigi.
LE ESTERNALITA’
È la non perfetta coincidenza tra costi e
benefici legati al consumo o produzione di un bene.
L’industria produce un bene ma
inquina, disturbando le persone del circondario. Se l’impresa inquina vuol dire
che ha risparmiato su tutti i sistemi di filtraggio e purificazione. La curva
della nostra industria “furbetta” è più
bassa di quella teorica (ovvero che produce e NON inquina). Ma il motivo
per cui un’industria non spende in questi impianti è un motivo solo economico?
È anche di produzione. Spesso, infatti, queste tecniche “non inquinanti”
riducono la produttività dell’azienda stessa. La vera curva di offerta è quella
più alta, ovvero quella della industria che rispetta le norme ambientali.
A questo punto, dunque, si
possono analizzare costi e benefici di una e dell’altra scelta. È vero, nel
caso dell’industria “furbetta” risparmio sul prodotto finito, ma è vero che
spendendo di meno ho lo stesso beneficio? Assolutamente no, anche perché non
devo considerare SOLO i benefici o i costi ECONOMICI, ma anche gli effetti (che
siano positivi o negativi) sulla mia vita, la mia salute…
COS’E’ LA SPECULAZIONE?
Quando si può usare correttamente
questo termine? LA SPECULAZIONE LA
TROVIAMO TUTTE LE VOLTE CHE QUANDO SI ACQUISTA O SI VENDE NON PERL’UTILITA’ DEL
BENE IN SE’ (NE’ IL REDDITO) MA PER L’ATTESA DI UNA RIVALUTAZIONE (O
SVALUTAZIONE) DEL SUO PREZZO. Lo speculatore in gamba è colui che riesce a
spendere molto poco, ottenendo, in un secondo momento, molto di più.
Poniamo che lo speculatore sappia
per certo che il prezzo di un bene domani scenderà. Lo speculatore firmerà tre
contratti:
- Si farà prestare i soldi da un terzo;
- Acquisterà il bene al prezzo di domani (quindi svalutato);
- Venderà
il bene al prezzo di adesso, consegnandolo però domani (quindi più alto di
quello svalutato di domani).
L’ANALISI BREAK-EVEN (punto di pareggio)
Fissano il prezzo secondo la
tecnica del mark-up, cioè ricarico sui costi diretti di produzione
(tendenzialmente il costo industriale con cui valorizzano i prodotti a
magazzino, facilmente verificabile secondo la contabilità analitica. Le imprese
fissano il prezzo a partire dai costi diretti di produzione, ovvero relativi
all’attività produttiva, distinguendo i costi diretti da quelli indiretti
(relativi, per esempio, all’amministrazione, non legati, quindi, al volume di
produzione).
Per continuare la analisi: costi
variabili = costi diretti. Costi invariabili = costi fissi.
Mark-up: è un ricarico sui costi
variabili (costi diretti, dunque). Se io su un bene che costa 50 ricarico il
120%, lo stesso bene avrà costo di 120. Se vendo tale bene a 120 e il costo
variabile è pari a 50, ecco che ho un margine di contribuzione pari a 70.
Questi ultimi non sono profitti! Da questi 70 euro, infatti, dovrò togliere
tutti i costi fissi (invariabili). Ma come incidono i costi i fissi sulle
vendite? Dipende molto dal volume di vendita: se vendo solo un paio di scarpe?
Altro che profitto! Ci perdo ampiamente!
È un’analisi molto più realistica
di quelle fatte e affrontate in precedenza. Il MARGINE DI CONTRIBUZIONE,
quindi, serve a pagare i costi fissi e poi, se ne avanza, realizza profitto.
NATURALMENTE più sono elevati
costi fissi, più l’imprenditore dovrà ricaricare sul bene venduto. Il punto di
pareggio, dunque, lo si calcola con la seguente formula:
QA = Costi fissi /
(Prezzo – Costi variabili) -- > in simboli
-- > QA = Cf / (P – Cv)
Cosa conviene? Abbassare i costi
fissi. Questa è la manovra più banale e semplice da fare per evitare che il
bene non recuperi tutti i costi sostenuti.
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