giovedì 4 dicembre 2014

25^ LEZIONE DI ECONOMIA POLITICA.

In questa lezione parleremo di ciclo espansivo, produttività e cominceremo a vedere il ruolo dello stato e delle finanze pubbliche.

IL CICLO ESPANSIVO 

Un aumento di domanda aggregata (DA) fa sì che la domanda aggregata superi l’offerta aggregata. Un impulso all’acquisto, fa sì che la domanda superi l’offerta: questo fa aumentare i prezzi e la produzione. I produttori che si aspettano profitti elevati (exp), investono (adattano la loro capacità produttiva a maggior domanda). La conseguenza è un aumento della domanda di lavoro e una diminuzione della disoccupazione, con conseguente aumento dei salari. Abbiamo quindi un feedback (retroazione), perché sia quando aumentano gli investimenti sia quando aumentano i salari, si dà impulso alla domanda. Quando si innesca questo circolo le cose vanno meglio (è facile fare anche il pensiero inverso, tuttavia).

-        Il FEEDBACK positivo (retroazione positiva) è quell’impulso che va a rinforzare la stessa direzione in cui il processo avviene (processo piuttosto keynesiano).

-       Il FEEDBACK negativo (retroazione negativa) è quell’impulso che smorza l’effetto originario.

L’incremento di domanda aggregata potrebbe arrivare anche dal governo (massiccio programma di investimenti pubblici). Ma quanto di questo aumento di domanda si sfoga sui prezzi e quanto sulla quantità prodotta?
Il discorso è stato sistematizzato dall’elasticità dell’offerta. Caso keynesiano: un’economia in cui l’offerta aggregata (SA) è relativamente elastica a causa di economie di scala sfruttabili dalle imprese. L’impulso di domanda si trasforma in incremento di produzione, ma non tanto in incremento di prezzi.
Quando, invece, come nel caso classico, dò impulso alla domanda, esso risulta in inflazione (aumento vertiginoso prezzi e non aumento della produzione). RIGIDITA’ DEL SISTEMA PRODUTTIVO che non asseconda l’aumento di domanda.
Il dibattito tra keynesiani e i classici ha fatto nascere una disputa di Nairu (pronuncia): anche nel caso classico, infatti, ci può essere disoccupazione, che però non viene riassorbita, in quanto i programmi di impulso riguardano settori limitati.
PRODUTTIVITA’, compatibilità
Che ricchezza riusciamo a produrre in media con un’ora di lavoro? Y/H (H = ore lavorate). L’ISTAT scompone il reddito pro capite nel seguente modo (per confrontare i vari paesi):

Y/POP = N + U + Z / POP * N / N + U + Z * H/N * Y/H

-        N + U + Z = è la popolazione attiva: U = disoccupati; N = occupati (l’Istat utilizza L); Z = coloro che non sono interessati a lavorare. Tra paesi diversi ci possono essere differenze pronunciate tra popolazione attiva e passiva (in Italia, per esempio, abbiamo tanti anziani e pochi giovani).

-        (N + U + Z) / POP rappresenta la popolazione attiva rispetto alla popolazione totale.

-        N / N + U + Z rappresenta il tasso di occupazione.

-        H/N è il numero di ore lavorate in media per lavoratore.

-        Y/H è il valore aggiunto per ora lavorata.

Il nostro Y/POP, reddito pro capite, è penalizzato dallo scarso numero di ore lavorate e dal numero ridotto di lavoratori sulla popolazione attiva.
Gli sfiduciati sono coloro che cercano lavoro non attivamente ma sono disponibili a lavorare.  

IL RUOLO DELLO STATO E LE FINANZE PUBBLICHE
STATO: insieme di istituzioni che costituiscono il fondamento dei mercati, ma è anche un operatore economico con le sue spese ed entrate. La Banca d’Italia fa parte dello Stato, ma è un ente privato (s.p.a.) e la maggioranza del consiglio ce l’hanno Unicredit e Intesa San Paolo.
Quali sono le funzioni economiche dello Stato? Musgrave aveva concettualizzato il ruolo dello Stato in 3 funzioni fondamentali:

  1. ALLOCAZIONE, stabilire quali beni bisogna produrre (pulire le strade, fare ponti, pulire i tombini…). Sono servizi che non vengono domandati direttamente dal cittadino, ma vengono determinati indirettamente dal cittadino che sceglie chi ci governa. Lo stato può produrre anche dei beni privati (vedi per esempio le ferrovie).
  2. REDISTRIBUZIONE, prelievo fiscale e spesa pubblica determinano una redistribuzione del reddito. C’è chi paga più tasse e chi beneficia maggiormente della spesa pubblica. Il benessere dei cittadini viene modificato dall’intervento dello stato. La spesa sociale ha come compito proprio quello di ridistribuire risorse tra coloro che ne hanno in abbondanza a coloro che a causa di qualche avvenimento avverso sono in situazione di difficoltà. Lo stato finanzia anche servizi meritevoli.
  3. STABILIZZAZIONE, l’intervento pubblico può avere effetti anticiclici se espande G (governo) in momenti di crisi e aumenta T nei periodi di forte espansione. Inoltre vi sono degli stabilizzatori automatici. La spesa sociale (già citata sopra) ed i trasferimenti in genere (spese senza con controprestazione) hanno l’effetto di stabilizzare la domanda aggregata creando uno “zoccolo duro” di spesa per consumi.      
Lo stato fa tutto questo avendo un potere di coercizione. Tale potere lo stato lo utilizza per:

  1. Tassare;
  2. Obbligare o proibire (obbligo di assicurare l’auto crea un mercato);
  3. Punire.

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