Si crea una rete di piccole banche che servono il territorio.
Nelle banche popolari pesavano le persone e non i capitali. Il problema della
governance è importante quindi.
CRISI AZIENDALE
Uscire dalla crisi vuol dire prendere parte del patrimonio
immobilizzato e quindi venderlo. Ovviamente non è facile fare questo, in quanto
potrebbero non esserci potenziali acquirenti o potrebbe non essere facilmente
trasformabile l’immobile in liquidità.
I redditi da lavoro hanno sempre privilegio rispetto ad altri
crediti (TFR, o qualsiasi debito nei confronti del lavoro).
PROBLEMA DELLA SINDROME DELLA FENICE: comportamenti
opportunistici degli imprenditori che ricomprano gli asset strategici delle
loro imprese fallite (per non pagare i debiti). L’imprenditore può lasciare
fallire l’attività, ne ricompra l’attivo e ricomincia un’altra attività. In
questo modo si cancellano tutti i debiti.
[NON AFFRONTIAMO IL PROBLEMA SULL’ESDEBITAZIONE]
PROBLEMA: l’arresto dell’attività causa una caduta di valore
di molti attivi aziendali (immobilizzazioni immateriali, magazzino…), può fare
cadere i prezzi dei beni prodotti (sconto); attività revocatorie causano
apprensione e aumentano i costi totali.
In ogni caso non viene tolta la disponibilità del patrimonio
all’imprenditore. I debiti, inoltre, possono essere rinegoziati allungando i
tempi di estinzione o riducendo l’importo; possono essere trasformati in altre
forme di soddisfazione (debiti monetari trasformati in capitale di rischio); il
piano deve essere approvato dalla maggioranza dei creditori.
Poniamo che l’imprenditore emetta azioni per 6.000.000 e la
banca gliele sottoscriva. Con quei soldi l’azienda ripaga i debiti. In questo
modo la banca diventa proprietaria dell’azienda per 6.000.000. I debiti possono
essere rinegoziati in forme diverse.
V’è un problema di eccessiva diffusione dei concordati al
15-20%, che crea un pericolo di fallimenti a catena. La proposta che fa l’imprenditore
di concordato è chiaro che il creditore dice di dover avere 100.000 euro
(quando gliene vengono dati 15.000): se rifiuta non porta a casa niente. Colui
il quale propone deve portare al livello più basso possibile questa offerta
(cfr. ULTIMATUM).
Altro problema può essere dato dai cosiddetti “imprenditori
seriali”, che investono in modo rischioso o con scarsa cura.
LA REGOLAMENTAZIONE DEI MERCATI
La regolamentazione non è sempre sintomo di ostacolo al
funzionamento del mercato. Infatti le regole servono a dare forma ai diritti di
proprietà e a regolare la concorrenza in modo che abbia effetti utili per la
comunità. Ad esempio possiamo prendere le regole che impedivano l’espletamento
delle libere professioni da parte di società di capitali. Spesso, inoltre, le
regole erano orientate a garantire la frammentazione dell’offerta e quindi una
maggiore concorrenza.
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