domenica 5 aprile 2015

9^ LEZIONE DI FILOSOFIA DEL DIRITTO.

Finora si è parlato della dialettica con riferimento all’Iliade di Omero.
Aristotele, nella sua opera “I Topici”, parla di tre utilità della dialettica:
-        Uso individuale: la dialettica è utile per esercizio (PROS GUMNASIAN) individuale, per allenamento. Questa utilità privata (che riguarda l’esercizio) implica l’utilizzo del metodo: sarà più facile disputare, ovvero saper esercitare l’arte dell’antilogia. Non è del tutto irrilevante la metafora sportiva: si tratta di un allenamento che consente di acquisire un metodo. Tale addestramento è all’arte della discussione: tra le varie attività della dialettica, la più importante è la confutazione (l’abilità a smentire, negare un argomento di regola opposto). La confutazione è quell’attività che consente di usare la dialettica per esercizio, per allenarsi. Il miglior allenamento per imparare l’arte della discussione è esercitarsi a confutare (fondamentale elemento per il giurista). Questo è uso individuale. Allenandosi bene, sarà più facile ragionare, disputare logicamente (in ambiente controverso, si intende). È un metodo che si usa AD PERSONAM, nell’uno contro uno.
-        Uso con terzi: importante per il discorso con gli altri. Le opinioni della gran parte degli uomini: lavorando con la confutazione si respingerà tutto ciò che sia detto in maniera non corretta. Ci si può imbattere, infatti, in opinioni contraddittorie. Ci si trova in un contesto dove le opinioni sono opposte: questa è un’utilità della dialettica fondamentale per l’esperienza giuridica, in quanto Aristotele dirà che la dialettica si usa in due contesti che rilevano per l’esperienza del diritto:
o   Contesto delle discussioni giudiziarie: nel processo si organizza una discussione controversa tipicamente dialettica. Giuridicamente si chiama equo processo, filosoficamente: processo dialettico. La dialettica è utile anche in un altro contesto -- >
o   Contesto delle discussioni istituzionali: qui si forma il diritto, l’assemblea legislativa (il Parlamento), laddove si formano le norme positive. Le opinioni opposte si sintetizzano nella legge. La legge, la sentenza…rappresentano gli esiti di una discussione dialettica che mostrano l’utilità pratica della dialettica. Questo è USO PUBBLICO della dialettica, in cui chi si addestra attraverso la confutazione nel processo dialettico, diventa bravo nella discussione pubblica generica. Non esisteva, nei tempi greci, nulla di riservato o che riguardasse esclusivamente il singolo (la dialettica è attività fondamentale per il greco).
-        Uso scientifico della dialettica, uso conoscitivo, teoretico. Se esercito la dialettica ottengo anche ulteriore utilità: mi serve perché ha uno scopo conoscitivo, la dialettica aumenta la conoscenza. È utile anche per le scienze connesse alla filosofia (uso EPISTEMOLOGICO). È utile per la conoscenza, per l’EPISTEME. La dialettica filosofica mi consente di rilevare delle APORIE, difficoltà, che possono essere rilevate in entrambe le direzioni.
Quando viene eliminato il detto contraddittorio, il giurista avrà eliminato il falso. Costui dovrà considerare invece vera la mediazione: in questo caso si produce qualcosa di più rispetto a quello che c’era prima. Dopo la discussione, ci si troverà ad un accrescimento conoscitivo, la cono-SCIENZA approderà a nuovi “porti”. In quei singoli contesti organizzati (processo, parlamento…) si riesce ad accrescere la conoscenza. La dialettica non è un metodo informale, ma una procedura logica che consente un’utilità teoretica.
Il problema che ha il giurista non è la conoscenza delle regole, ma il problema del metodo: il problema che il giurista deve affrontare ogni giorno è il caso controverso (addestrarsi così significa addestrarsi ad acquisire il metodo). L’uso della dialettica deve essere confutatorio, per poi avere un’utilità pubblica.
CHE COS’E’ LA FILOSOFIA
Appreso il metodo dialettico e dopo aver tentato di possederlo, si può cominciare a fare filosofia. Ma in cosa consiste il sapere filosofico? La filosofia è ragionamento e metodo.
Nella sua definizione letterale significa “amicizia del sapere”. Il primo concetto che viene in evidenza è la PHILìA:
Questa è “amicizia” ma si distingue da:
-        Eros, amore desiderante, che tende verso l’oggetto amato (che vuole possedere). Ciò vuol dire anche carattere DOMANDANTE;
-        Agàpe, amore gratuito, tensione che caratterizza la relazione dell’amore che ha la madre per il figlio (totalmente privo di reciprocità);
-        Philìa: amicizia come reciprocità, ovvero presupponente un momento di scambio, di contraccambio.
Chi ama il sapere, chi gli è amico vuole anche qualcosa in cambio (rapporto SINALLAGMATICO).
Il secondo concetto è quello di SOPHìA e va distinta da:
-        Concetti di scienza (EPISTEME, rappresentazione di un oggetto da parte di un soggetto, definizione di tale oggetto) e di saggezza (PHRONESIS, quella che in latino Cicerone traduce con PRUDENZA È un’idea che riguarda quella capacità del soggetto di compiere determinati atti approvabili).
-        Il concetto di SOPHìA vuol dire: insieme di certezze, un sapere tra le quali c’è anche il conoscere, consistente in un SAPER VEDERE, sapere centrare il bersaglio, non determinato solo da valenza teoretica, ma anche ESISTENZIALE, pragmatica, che riguarda l’esistenza quotidiana. È anche un SAPER ESSERE: è un modo di essere, e non solo di conoscere, di VIVERE. Socrate lo dice espressamente nell’Apologia di Platone: “Non mi serve Lisia, perché io mi sono già preparato la difesa processuale, HO PASSATO TUTTA LA VITA a prepararla” (contenuti fondamentali emersi da un vita in cui Socrate ha saputo essere).
Questa composizione tra PHILìA e SOPHìA, mi dà il senso di una reciprocità tra amicizia e sapere. Non si può considerare amico del sapere chi è amico di qualcosa che non riesce a contraccambiare: la filosofia è quell’attività che si esercita nei confronti di un oggetto immobile. Ma il sapere, sapendo che è anche dialettica, non dovrebbe essere immobile: non ci si dovrebbe riferire al sapere in se, ma nemmeno dire che la filosofia è amicizia del sapere (termine frainteso troppe volte): si pensa che il sapere deve essere posseduto in quanto a noi esterno: più che di filosofia, è opportuno ragionare su CHI SIA il FILOSOFO (l’esteriorizzazione del sapere rispetto al sapiente, caratteristica di questi ultimi anni, dovrebbe portarci al processo inverso, e cioè alla definizione del filosofo, del sapiente).
È opportuno mutare la prospettiva: non si deve parlare di filosofia come amicizia del sapere, ma di chi detiene effettivamente il sapere (è più opportuno giungere al concetto di filosofo come “amico dei sapienti”). Il filosofo si interessa di un sapere concreto che deriva da coloro che sono sapienti: ci vogliono 5 testimonianze per capire questa attività:
-        Eraclito: “Bisogna che i filosofi siano ricercatori di molte cose”; ricercatori è tradotto da HISTORIA, ovvero ricerca. La prima attività di chi si sente debole è quella di fare filosofia. Questo desiderio di sapere è un desiderio che si può assimilare all’amicizia: questo è molto ben indicato dal termine HISTOR, il quale vuol dire anche GIUDICE, arbitro di una controversia.
-        “Il filosofo è un viaggiatore per il gusto di sapere e il desiderio di vedere” -- > “Hai visitato molti paesi per il gusto di sapere e il desiderio di vedere” (Erodoto). Le attività che fa il filosofo indicano un movimento, una ricerca, un viaggio, un’esplorazione.
-        Il filosofo è studioso del sapere ma senza debolezza -- > “Siamo amanti del sapere senza mancare di fermezza” (Discorso di Pericle in Tucidide). Nella nostra filosofia, dice Pericle, c’è una forza: il filosofo è uno studioso SOLIDO.
-        Il filosofo è amico di coloro che sono migliori di lui -- > per diventare migliori dobbiamo stare vicino a chi sono migliori di noi (“Colui che è saggio desidera sempre stare accanto a chi è migliore di lui”, Platone).
-        Il filosofo è amico della verità -- > “Ma si può certamente ritenere più opportuno, anzi doveroso, almeno per la salvaguardia della verità, lasciar perdere i sentimenti personali, soprattutto quando si è filosofi: infatti, pur essendoci cari entrambi, è sacro dovere onorare di più la verità” (Aristotele). Questo passo viene reso poi in latino con “Platone è mio amico, ma più amica mi deve essere la verità”. Il filosofo sarà amico dei sapienti, che saranno veramente sapienti. Questo è il destino dell’uomo. Cercando di indagare il diritto come azione di un soggetto, così parlando della dialettica si è appreso che la dialettica è il metodo re della filosofia (e riconosciamo il protagonista di questa attività, sempre in relazione a quella di un altro). Filosofia = attività relazionale, di ricerca, di viaggio e di esplorazione, che consente di arrivare a coloro che sono migliori.
Questa idea della filosofia ci consente di passare dall’idea di filosofia come amicizia del sapere all’idea di filosofo come amico dei sapienti.
ASPETTI COSTITUTIVI DEL SAPERE FILOSOFIA
-        È un sapere necessario, in quanto la verità non si confuta mai, non è negabile, è non smentibile, è la manifestazione all’intelligenza umana di ciò che non è contraddittorio. Una proposizione vera, solitamente, è preferibile ad altre (non c’è alternativa). In senso radicale, ciò che è vero è ciò che si svela all’intelligenza come radicalmente innegabile. La filosofia si occupa di ciò che è necessario: il discorso che riguarda ciò che è necessario è per forza vero. Il tutto è racchiuso nell’ALETHEIA.
-        Il sapere filosofico è globale: è aspirazione all’intero (il greco lo chiama HOLON). In italiano si rende con la parola TOTALITA’: cos’è che è privo di alternative? Questa caratteristica è la parola totalità: non si concepisce qualcosa di diverso da tutto ciò che esiste. Non è la SOMMA DELLE PARTI, è l’intero dell’essere, la globalità. La filosofia va a cercare ciò che è necessario e trova questo necessario nell’intero, ovvero l’aspirazione del filosofo. Ma dov’è che si vede la globalità? Questa idea dell’intero non è astratta, ma è concreta: è una certa idea di ordine, di armonia. Il sapere filosofico è UNIVERSALE, riguarda l’UNIVERSUM (termine HOLON). La filosofia è un certo tipo di ordine che il greco chiama HARMONIA. La verità si mostra nella totalità. Questa idea di ordine non è facile, non è che noi siamo in grado di riconoscere questo ordine…ma allora a cosa ci serve? È un ordine che mi aiuta ad uscire dalla mia ignoranza, di uscire dalla condizione di non sapere (lo trovo solo se ricerco questo sapere senza alcuna altra finalità pratica).
-        Il sapere filosofico è libero, è libero di scegliere, cercare, indipendentemente da qualcosa di esterno. Nasce con la meraviglia, con l’esperienza, si stupisce di qualcosa (THAUMA). È appunto un VEDERE inteso come SAPERE.

-        Il sapere filosofico è mitico, MYTHOLOGIA, capacità di trovare il vero attraverso il mito: Aristotele ci dirà che il filosofo stesso è anche amico e amante dei miti. Narrando e studiando i miti, infatti, si acquisisce il sapere filosofico (che nasce dalla meraviglia). Il sapere mitico nasce dalla meraviglia.

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