sabato 28 marzo 2015

6^ LEZIONE DI ECONOMIA DELLE ISTITUZIONI.

INEFFICIENZE LEGATE ALLA PROPRIETA’
È difficile che la proprietà sia inefficiente, ma la gestione di tale proprietà può essere collegata a una delle seguenti inefficienze:
1)     Il fondamentale è il costo di protezione della proprietà (quando uno si pone il problema se sia bene essere proprietario o meno, bisogna anche essere abili a difendere la propria proprietà). Lo stato ci aiuta a tutelare i beni con i registri dove vengono trascritti i beni di nostra proprietà. Altri beni (che non siano mobili REGISTRATI o comunque immobili) sono di difficile protezione (bicicletta, brioche…). Per questo i liberali attribuivano allo stato l’unico ruolo fondamentale teso alla tutela della proprietà (sistema legislativo, giudiziario…).
2)     Costi di transazione: non sono legati direttamente alla proprietà, ma al suo impiego economico (relazione contrattuale con cui entro in contatto con terzi). Questo genera immediatamente dei costi di transazione, naturalmente, di difficile garanzia di “lieto fine” dei contratti.
3)     Potere di monopolio: se io garantisco che tutti possono essere proprietari, non definisco dei limiti a questa proprietà e quindi può succedere che vi sia un accumulo di diritti di proprietà in capo ad una o poche persone (si pensi al monopolio di acquisti in uno specifico mercato, al monopolio dell’informazione…). Il fatto di non aver previsto una certa frammentazione ha portato al monopolio, che limita la libertà economica degli altri attori. Gli economisti hanno sempre guardato al monopolio come ad una situazione negativa e da evitare: si è fatto fronte con politiche anti-monopolistiche (l’ordinamento garantisce che queste proprietà non si concentrino in troppe poche mani). È questo il cosiddetto ANTI-TRUST. Vi sono anche opinioni contrarie: le pratiche anti-monopolistiche sono limitative della libertà politica del monopolista (l’ordinamento va a ridurre la libertà economica di chi procede in quella direzione: si crea un conflitto di interessi). Il naturale andamento dei fatti, infatti, porta ad un “cozzare” tra gli interessi del monopolista (che è e deve essere libero di scegliere) e quello dei più. A volte comunque il monopolio può essere utile (vedi la nazionalizzazione dell’energia elettrica).
4)     Esternalità negative: ci sono esternalità (positive e negative). Ad esempio: la mia casa abbandonata diminuisce il valore della casa del vicino. Ovvio che gli effetti delle esternalità negative sono economici-patrimoniali.
5)     Rent-seeking: è la ricerca delle posizioni di rendita e minore esposizione alla concorrenza per garantirsi maggiori guadagni e vita tranquilla. Per evitare che vi sia un eccesso di offerta in un determinato settore (ad esempio, licenza TAXI), le liberalizzazioni hanno avuto come principale obiettivo quello di concedere un determinato diritto di proprietà per svolgere quel mestiere in quel determinato settore (escludendo altri da quel mestiere). In alcuni settori, quindi, viene stretta l’offerta, per evitare un sovraccarico di personale.
6)     Rent-dissipation: è il costo dell’investimento necessario per aggiudicarsi una posizione di rendita (per esempio: il costo della licenza fa scivolare parte della rendita nelle mani di chi vende). In questi ultimi tempi si vede come questo rent-dissipation sia tutto a favore dello stato che concede molte licenze (a pagamento).
7)     Problema dell’anti-common: si caratterizza per l’uso individuale di un bene gravato da troppi diritti multipli di esclusiva (es. tecnologie complesse formate da pluralità di brevetti). Ci sono troppi diritti.
LIMITI DEI DIRITTI DI PROPRIETA’
Questi limiti sono legati a delle esternalità tendenzialmente negative della proprietà o del suo impiego. Questo può essere una ragione dell’intervento statale o del fatto che si limiti in qualche modo la libertà economica (nel godimento o nell’impiego o nella trasferibilità dei diritti…).
  1. La tassazione correttiva (in alcuni casi si può applicare imposta a chi produce esternalità negative). L’economista Cécile Pigou ha studiato il ruolo delle imposte nella regolamentazione dei mercati: applicando un’imposta indiretta su un bene, non si fa altro che aumentare il costo dell’offerta. Se si applica un’imposta di un euro su un bene (poniamo, la benzina), la curva di offerta sta un euro sopra la sua normale posizione. Qual è l’effetto sull’equilibrio di mercato? Che all’aumentare del prezzo di un bene, la quantità che si è disposti a comprare diminuisce. Questo accade per i beni considerati non meritevoli: posso lucrare su questi beni per poi “investire” sui beni meritevoli (grazie a dei sussidi).
  2. Risarcimento del danno: la mia proprietà si trova limitata nel suo impiego perché se causo dei danni devo risarcirli (allora prevengo limitandomi). Quando la mia attività ha un impatto negativo su altri, questo ipotetico “altro” ha bisogno di un risarcimento.
  3. Regolamentazione: riduce la libertà d’uso della proprietà, con evidente conseguenze economiche. Per esempio: i limiti di velocità. L’uso di determinati beni è molto regolamentato per evitare effetti spiacevoli su terzi. Altro esempio potrebbe essere la regolamentazione della concentrazione della proprietà in un determinato settore.
ALLOCAZIONE EFFICIENTE DELLA PROPRIETA’
Si ipotizzi che non esista EFFETTO RICCHEZZA (se i diritti di proprietà sono ben definiti e trasferibili e i costi di transazione sono trascurabili, la libera contrattazione tra le parti porta alla allocazione più efficiente del diritto di proprietà). Teorema di Coase. Facciamo un esempio pratico: la fine delle contrattazioni ad un’asta si ha quando ognuno ha i beni al valore a cui li valuta (se Tizio all’asta si aggiudica un orologio a 100 euro e Caio ha un prezzo di riserva a 220, potrà proporre a Tizio di venderglielo per 220).
Vi è un II TEOREMA DI COAS: indipendentemente dal modo in cui sono inizialmente assegnati i diritti di proprietà, la libera negoziazione conduce all’allocazione più efficiente. Questo teorema mi dice che il primo teorema vale anche se la proprietà è mal distribuita.
Il punto nevralgico del primo teorema è che non esista l’effetto ricchezza: Coase ipotizza che non succeda che Tizio acquisti l’orologio a 100 euro anche se lo valuta poco, ma che, essendo ricco, possa spendere anche 2-300 euro. Per Caio, invece, i soldi sono un problema e che, nonostante lo valuti molto, non può permetterselo. Si ipotizza, quindi, che i ricchi abbiano la stessa utilità dal denaro dei poveri. Si ipotizza anche che Tizio non speculi.
TESI DI CHICAGO

Il compito del diritto è di promuovere l’efficienza del mercato facilitando i negozi giuridici.

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