INEFFICIENZE LEGATE ALLA
PROPRIETA’
È difficile che la proprietà sia
inefficiente, ma la gestione di tale proprietà può essere collegata a una delle
seguenti inefficienze:
1)
Il fondamentale è il costo di protezione della proprietà (quando uno si pone il problema
se sia bene essere proprietario o meno, bisogna anche essere abili a difendere
la propria proprietà). Lo stato ci aiuta a tutelare i beni con i registri dove
vengono trascritti i beni di nostra proprietà. Altri beni (che non siano mobili
REGISTRATI o comunque immobili) sono di difficile protezione (bicicletta,
brioche…). Per questo i liberali attribuivano allo stato l’unico ruolo
fondamentale teso alla tutela della proprietà (sistema legislativo,
giudiziario…).
2)
Costi di
transazione: non sono legati direttamente alla proprietà, ma al suo impiego
economico (relazione contrattuale con cui entro in contatto con terzi). Questo
genera immediatamente dei costi di transazione, naturalmente, di difficile
garanzia di “lieto fine” dei contratti.
3)
Potere di
monopolio: se io garantisco che tutti possono essere proprietari, non
definisco dei limiti a questa proprietà e quindi può succedere che vi sia un
accumulo di diritti di proprietà in capo ad una o poche persone (si pensi al
monopolio di acquisti in uno specifico mercato, al monopolio
dell’informazione…). Il fatto di non aver previsto una certa frammentazione ha
portato al monopolio, che limita la libertà economica degli altri attori. Gli
economisti hanno sempre guardato al monopolio come ad una situazione negativa e
da evitare: si è fatto fronte con politiche anti-monopolistiche (l’ordinamento
garantisce che queste proprietà non si concentrino in troppe poche mani). È
questo il cosiddetto ANTI-TRUST. Vi sono anche opinioni contrarie: le pratiche
anti-monopolistiche sono limitative della libertà politica del monopolista
(l’ordinamento va a ridurre la libertà economica di chi procede in quella
direzione: si crea un conflitto di interessi). Il naturale andamento dei fatti,
infatti, porta ad un “cozzare” tra gli interessi del monopolista (che è e deve
essere libero di scegliere) e quello dei più. A volte comunque il monopolio può
essere utile (vedi la nazionalizzazione dell’energia elettrica).
4)
Esternalità
negative: ci sono esternalità (positive e negative). Ad esempio: la mia
casa abbandonata diminuisce il valore della casa del vicino. Ovvio che gli
effetti delle esternalità negative sono economici-patrimoniali.
5)
Rent-seeking:
è la ricerca delle posizioni di rendita e minore esposizione alla
concorrenza per garantirsi maggiori guadagni e vita tranquilla. Per evitare che
vi sia un eccesso di offerta in un determinato settore (ad esempio, licenza
TAXI), le liberalizzazioni hanno avuto come principale obiettivo quello di
concedere un determinato diritto di proprietà per svolgere quel mestiere in
quel determinato settore (escludendo altri da quel mestiere). In alcuni
settori, quindi, viene stretta l’offerta, per evitare un sovraccarico di
personale.
6)
Rent-dissipation:
è il costo dell’investimento necessario per aggiudicarsi una posizione di
rendita (per esempio: il costo della licenza fa scivolare parte della rendita
nelle mani di chi vende). In questi ultimi tempi si vede come questo
rent-dissipation sia tutto a favore dello stato che concede molte licenze (a
pagamento).
7)
Problema
dell’anti-common: si caratterizza per l’uso individuale di un bene gravato
da troppi diritti multipli di esclusiva (es. tecnologie complesse formate da
pluralità di brevetti). Ci sono troppi diritti.
LIMITI DEI DIRITTI DI PROPRIETA’
Questi limiti sono legati a delle
esternalità tendenzialmente negative della proprietà o del suo impiego. Questo
può essere una ragione dell’intervento statale o del fatto che si limiti in
qualche modo la libertà economica (nel godimento o nell’impiego o nella
trasferibilità dei diritti…).
- La
tassazione correttiva (in alcuni casi si può applicare imposta a chi
produce esternalità negative). L’economista Cécile Pigou ha studiato il
ruolo delle imposte nella regolamentazione dei mercati: applicando
un’imposta indiretta su un bene, non si fa altro che aumentare il costo
dell’offerta. Se si applica un’imposta di un euro su un bene (poniamo, la
benzina), la curva di offerta sta un euro sopra la sua normale posizione.
Qual è l’effetto sull’equilibrio di mercato? Che all’aumentare del prezzo
di un bene, la quantità che si è disposti a comprare diminuisce. Questo
accade per i beni considerati non meritevoli: posso lucrare su questi beni
per poi “investire” sui beni meritevoli (grazie a dei sussidi).
- Risarcimento
del danno: la mia proprietà si trova limitata nel suo impiego perché se
causo dei danni devo risarcirli (allora prevengo limitandomi). Quando la
mia attività ha un impatto negativo su altri, questo ipotetico “altro” ha
bisogno di un risarcimento.
- Regolamentazione:
riduce la libertà d’uso della proprietà, con evidente conseguenze
economiche. Per esempio: i limiti di velocità. L’uso di determinati beni è
molto regolamentato per evitare effetti spiacevoli su terzi. Altro esempio
potrebbe essere la regolamentazione della concentrazione della proprietà
in un determinato settore.
ALLOCAZIONE EFFICIENTE DELLA
PROPRIETA’
Si ipotizzi che non esista
EFFETTO RICCHEZZA (se i diritti di proprietà sono ben definiti e trasferibili e
i costi di transazione sono trascurabili, la libera contrattazione tra le parti
porta alla allocazione più efficiente del diritto di proprietà). Teorema di
Coase. Facciamo un esempio pratico: la fine delle contrattazioni ad un’asta si ha
quando ognuno ha i beni al valore a cui li valuta (se Tizio all’asta si
aggiudica un orologio a 100 euro e Caio ha un prezzo di riserva a 220, potrà
proporre a Tizio di venderglielo per 220).
Vi è un II TEOREMA DI COAS:
indipendentemente dal modo in cui sono inizialmente assegnati i diritti di
proprietà, la libera negoziazione conduce all’allocazione più efficiente. Questo
teorema mi dice che il primo teorema vale anche se la proprietà è mal
distribuita.
Il punto nevralgico del primo
teorema è che non esista l’effetto ricchezza: Coase ipotizza che non succeda
che Tizio acquisti l’orologio a 100 euro anche se lo valuta poco, ma che,
essendo ricco, possa spendere anche 2-300 euro. Per Caio, invece, i soldi sono
un problema e che, nonostante lo valuti molto, non può permetterselo. Si
ipotizza, quindi, che i ricchi abbiano la stessa utilità dal denaro dei poveri.
Si ipotizza anche che Tizio non speculi.
TESI DI CHICAGO
Il compito del diritto è di
promuovere l’efficienza del mercato facilitando i negozi giuridici.
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