DIALETTICA
Socrate
filosofo è tale in quanto dialettico. È una delle procedure logico maggiormente
utilizzata ed è la base della discussione giuridica. In epoca risalente ai
pre-socratici ha un inizio, piuttosto limitato. Avrà un avvio DEFINITIVO con
Socrate. Per parlare della dialettica bisogna riesaminare schematicamente lo
STATUTO EPISTEMOLOGICO: la struttura scientifica di questa procedura logica,
molto studiata nelle filosofie di ogni epoca. La prima attività di questo
statuto è:
-
La confutazione, l’antilogia, smentendo la
affermazione dell’avversario;
La seconda
è:
-
Il dialogo, interrogazione-replica in ambiente
dialogico intersoggettivo, come caratteristica FONDAMENTALE;
La terza
è:
-
L’argomentazione, parte che giuridicamente si
chiama prova (nella dialettica è l’argomentazione, fase in cui chi utilizza
tale metodo porta argomenti a sostegno della tesi che propugna: Socrate dice LOGON DIDONAI). L’argomentazione si basa
sulle prime due.
La quarta
è:
-
La comunicazione: si svolge in uno spazio e in
un ambiente comune alle prime tre. Si svolge attraverso la partecipazione
comune dei partecipanti al dialogo stesso. Comunicare significare ARGOMENTARE
IN COMUNE (crasi da “azione”). Nel diritto lo spazio comune è il processo;
nella filosofia questo spazio è laddove si svolge il dialogo. È arte della
discussione partecipativa in forma dialogica. Questa scienza utilizzata è la
scelta non violenta del confronto (dimensione conflittuale che è controversiale
-- > ci si confronta come nel processo). Tale procedura logica non è
astratta, ma si verifica nell’esperienza (con il dialogo).
Si può
esercitare l’agire confutante, il dialogo e la comunicazione solo se il tutto
si manifesta in un’interazione strutturata in spazio comune. Secondo i greci,
tutti dialettizzano. Quando l’uditorio è raffinato e preparato, bisogna
utilizzare la RETORICA, una dialettica più raffinata. Lo statuto epistemologico
trattiene SEMPRE queste quattro attività. I temi sviluppati e distesi sono
(finora): il processo e (ora) la dialettica.
Dialettica: le caratteristiche
tipiche di questa straordinaria forma di scambio di idee sono le stesse
caratterizzanti il giusto processo.
Veniamo
all’origine STORICO-CULTURALE: la parola dialettica presenta un’origine dai
poemi omerici. Risalendo al più antico (ILIADE) si trova proprio la genesi
della dialettica. Per la prima volta si trova il verbo greco DIALEGHESTAI: è un
verbo greco composto dalla particella “DIA”, ovvero differenze, distinzioni,
divisioni e dal verbo LEGHESTAI che deriva dal sostantivo “logos”.
Originariamente significa “discorso collegante”, che tiene assieme realtà tra
loro distinte. Etimologicamente la parola DIALETTICA arriva attraverso la
composizione di queste due parole. La dialettica tiene insieme questi due
elementi fondamentali della riflessione giuridica (ma non solo). A questa
etimologia corrisponde il significato originario del verbo sopra citato:
“riunirsi in uno spazio comune per deliberare”. Gli anziani sviluppavano
un’attività intellettuale che si esternava con il termine “DIALEGHESTAI”
(distinguevano e unificavano).
Omero usa
questo verbo in una frase fatta che compare 5 volte nell’Iliade. La frase viene
sempre pronunciata da un eroe che dice: “Perché mai il mio cuore discute queste cose?”. Di
regola l’arresto dell’azione avviene perché l’eroe si accorge di essere di
fronte a due alternative radicali: queste sono sempre scelte ETICHE perché
l’eroe è chiamato a scegliere tra la vita e la morte. La dialettica si connette
sempre al timore che l’uomo ha tra l’alternativa tra vita e morte. Ecco i 5
episodi:
1. Ulisse
resta al suo posto (XI 407): la spedizione dei greci è condotta da un insieme
di re, e lui è RE DI ITACA. Durante una battaglia, Ulisse si trova davanti a
questa terribile scelta (vita-morte). Ulisse, si dice, deliberi di restare al
suo posto (dopo aver dialettizzato). Lo spazio della battaglia è la metafora
della “battaglia di parole”.
2. Menelao,
re di Sparta, marito di Elena di Troia, sta combattendo (XVII 97): mentre
combatte, si trova in una situazione di inferiorità. Egli, dopo aver
pronunciato la frase incriminata, preferisce indietreggiare (all’opposto di
Ulisse).
3. Agenore,
eroe troiano, deve affrontare Achille (XII 562). Mentre infuria il duello,
anche Agenore decide di continuare la battaglia e di affrontare Achille.
4. Ettore
affronta Achille (XXII 122). Ettore si trova dentro la città, mentre Achille si
trova all’esterno della città. Ettore sa che morirà se affronterà Achille, ma
non può rifiutare per evitare di gettare disonore sulla sua famiglia.
5. Achille
riflette davanti alla città (XXII 385): Achille si arresta davanti alla città
di Troia, trovandosi nel timore di morire (vede che la guerra potrebbe essere
ancora lunga).
Questa è
l’origine letteraria di pensare la dialettica che poi si svilupperà poco per
volta nel tempo. Quindi, il verbo DIALEGHESTAI presenta un significato
POLIVOCO:
-
È una RIFLESSIONE (logos), l’eroe si trova di
fronte a dover scegliere tra due alternative. L’eroe è costretto da una
condizione psicologica, detta “emozione” che quindi…
-
È THYMOS (emozione appunto), ovvero l’essenza della
spinta all’azione (l’emozione massima è la compresenza coraggio-paura, che, pur
essendo emozioni confliggenti, riescono ad essere tenute insieme).
-
È AZIONE (ergon), nella scena compare anche la
riflessione (e l’emozione) esternata da un’azione, quasi l’azione dialettica
sia un vero e proprio procedimento, rito.
Iliade,
IX, 443: Fenice precettore di Achille è “di racconti parlatore ed esecutore di
azioni”. La formazione di Achille non è soltanto pratica, ma anche LOGOS (il
tutto espresso con un chiasmo).
Altro
esempio è dato dal comportamento di Ettore nei confronti di Achille
(sopra-riportato): aveva tre alternative (combattere, fuggire con la famiglia
con disonore, patteggiare sempre con disonore). Ettore quindi decide, dopo aver
riflettuto, di affrontare Achille: Omero, però, non si accontenta di raccontare
questo. Egli racconta che Ettore sembra quasi che fugga: “così essi girarono
intorno alla rocca di Priamo tre volte” (Iliade, XXII, 165). Tutti interpretano
il gesto di Ettore come “timore” di essere ucciso: questa, in realtà, è la
manifestazione simbolica delle tre alternative che si manifestano davanti ad
Ettore. Questo dimostra come questa particolare situazione coscienziale sia
caratterizzata da riflessione, emozione ed azione. Essa è considerabile come la
manifestazione prima della logica (che sembra di facile comprensione, ma che
non lo è affatto).
PLATONE,
Fedro, 265 D-E
In cosa
consiste la dialettica? Ricordando l’origine etimologica del termine si può
capire ciò che dice Platone: “Saper dividere secondo le idee (DIAIRESIS), in
base alle articolazioni che hanno per natura, e cercare di non spezzare alcuna
parte, come invece suole fare il cattivo scalco”. Questa attività non è la
stessa attività del matematico che divide (procedendo ad una divisione detta
“analisi”): la scomposizione è cosa diversa, è una distinzione che viene
mantenuta insieme, cercando di non spezzare alcuna parte. Secondo Platone
questa non è l’unica attività del dialettico, ma deve anche saper fare
l’attività fondamentale di ricondurre ad unica idea (attività sinottica) le
cose disperse in molteplici modi. “Ricondurre ad un’unica idea, cogliendo con
uno sguardo d’insieme le cose disperse in molteplici modi, allo scopo di
chiarire, definendo ciascuna cosa intorno alla quale si voglia di volta in
volta insegnare”. È una procedura duplice: una procedura di distinzione
unificante. Ciò significa trovare il molteplice nell’uno. La capacità di
discernere tra più alternative va assieme alla capacità di tenere anche assieme
queste alternative (SYNOPSIS).
Queste due
fasi costituiscono la base del pensiero aristotelico (Topici, VIII, 14, 164 b):
“dialettico è invero colui che sa formulare obiezioni e proposizioni”. Ma cosa
vuol dire in concreto? Formulare obiezioni consiste nel trarre molti elementi
da un’unità, consistendo in quell’azione detta DIAIRESIS: chi obietta invero
distingue oppure demolisce, concedendo alcune delle proposizioni presentate ed
altre no. Chi svolge questa attività di distinzione distingue oppure demolisce.
Formulare
proposizioni, invece, consiste nel trarre un’unità da parecchi elementi (deve
infatti venire stabilita complessivamente un’unità cui sarà riferita
l’argomentazione). Chi parla soltanto frantumando, fa una grossa confusione. Qual
è l’attività diairetica tipica del dialettico? Formulando obiezioni, provando a
negare, generando cioè una diversità, una differenza. Obiettare, infatti, vuol
dire distinguersi. Formulare proposizioni significa trarre un’unità da parecchi
elementi, elementi comuni in elementi diversi. In Aristotele questa duplice
attività che è sincronica si riferisce ad una doppia azione che il dialettico
compie in riferimento ad opposti. Vi è ora da introdurre, quindi, la teoria
degli opposti: in un trattato perduto Aristotele faceva una distinzione fra
opposti principali. Ecco i 2 principali: sono le opposizioni contraddittorie.
Sono così quegli opposti che non presentano tra loro intermedi (ad es. “essere”
e “nulla”). Nel discorso si presenta almeno un’altra categoria: OPPOSTI PER
CONTRARIETA’. Si dicono contrarie quelle opposizioni (fra loro diverse) che
presentano elementi comuni e intermedi (specie diverse appartenenti a medesimo
genere: ad es, “bianco” e “nero”). La scelta prevede sempre l’esclusione
dell’ipotesi contraddittoria. Di fronte ad elementi che si distinguono ma che
presentano elementi comuni, il dialettico dovrà ricondurre ad unità gli
elementi presentati (diventano così resistenti alle obiezioni).
Formulare
obiezioni significa espellere dal discorso le proposizioni incompatibili,
incoerenti, non concepibili. Formulare PROPOSIZIONI (attività positiva)
significa procedere alla sintesi delle proposizioni contrarie (per ritrovare
l’unità a cui deve essere ricondotta l’argomentazione).
Si
facciano due esempi per chiarire (in ambito giuridico). Legislazione in materia
di aborto e la sua contraddizione in materia costituzionale attuale. Il diritto
alla vita, pur non essendo citato espressamente nella nostra Carta
Costituzionale, ha un valore fondamentale (il legislatore non l’ha scritto esplicitamente
per evitare discussioni quali quelle sull’aborto, sull’eutanasia…). Questo è un
esempio per contraddittorietà (o si sceglie la vita della madre o della vita
del nascituro).
Altro
esempio: la tutela della proprietà (ex articolo 42 della Costituzione). La
proprietà è un diritto individuale, ma, nella Costituzione, vi è anche l’altra
teoria, per la quale la proprietà ha valore anche sociale. Vi sono anche delle
tesi contrarie, l’una con l’altra: nella nostra costituzione è contenuto il
grigio (il nero: la proprietà è individuale; il bianco: la proprietà è
sociale).
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