sabato 28 marzo 2015

7^ LEZIONE DI FILOSOFIA DEL DIRITTO.

CONTESTAZIONE – CONTRADDITTORIO – PROVA – GIURISDIZIONE
Queste 4 attività si ritrovano anche nel discorso pronunciato da Socrate in sua difesa. Questo spazio dell’apologia di Socrate fa emergere le logiche che implementano le attività difensive svolte da Socrate stesso.
-        Contestazione: difesa.
-        Contraddittorio: dialogo.
-        Prova: esame di qualsiasi affermazione (PEIRASTICA, esaminare, provare, vagliare).
-        Giudizio: sottoposizione a valutazione delle affermazioni che si scontrano nel processo.
Fondamento della difesa: sapere di non sapere. Socrate parla di questo durante l’inizio della propria difesa critica: si difende dalle CALUNNIE (accuse che erano giunte PRIMA del processo stesso). Socrate cita la testimonianza di Cherefonte. Le calunnie circolano ad Atene già qualche tempo prima del processo. Chi sono i bersagli della prima confutazione (pag. 3)? I primi accusatori. Socrate li divide in 3 categorie: i politici, i poeti ed i tecnici. Socrate afferma che i modi di pensare di questi tre sono metodi DOGMATICI (sono tre figure rappresentative di 3 modi di pensare dell’epoca, peraltro molto attuali). Queste tre categorie sono 3 raffigurazioni critiche degli accusatori effettivi. Essi sono: Anito, Meleto e Licone (rispettivamente). Con espediente retorico, Socrate premette la contestazione delle calunnie (vi sono 3 modi di pensare dogmatici da ridurre ad insignificanza); questi tre modi di pensare, inoltre, sono da distruggere perché portati avanti dai 3 accusatori di Socrate.
Socrate poi passa a criticare gli accusatori, come se fossero diversi dai calunniatori. Si difende prendendo in esame ogni singola imputazione (empietà: non credere negli dei cittadini e introdurre divinità diverse; corruzione dei giovani). Socrate utilizza un metodo molto diverso da Lisia (che invece per prima cosa avrebbe fatto vedere che l’imputato è innocente). Socrate parte dicendo che l’accusa è infondata, è sbagliata: l’utilizzo di questo metodo confutatorio si vede proprio all’inizio, quando Socrate chiama per nome il proprio accusatore, perché risponda alle sue domande. Ciò significa ribaltare gli schemi tradizionali, rivolgendosi agli accusatori e non ai giudici.
Socrate poi passa, quindi, a difendersi dall’accusa di ateismo (intesa come “non credere negli dei” e di “inserirne di nuovi”). Socrate rileva la contraddittorietà dell’accusa, con una velata ironia. L’arma che Socrate usa è la CONFUTAZIONE (del capo di accusa). Il comportamento è sempre quello di rivolgersi verso l’accusatore. Socrate è ben conscio del fatto che se cade l’accusa, non ha senso andare a difendersi. Queste tecniche son tuttora utilizzate dagli avvocati.
CONFUTAZIONE
L’attività del dialogo. Tutto il discorso difensivo è un dialogo di confronto (di contraddittorio) nei confronti di Meleto. È una sorta di dialogo contro i primi calunniatori. Socrate ritiene indispensabile il dialogare (non è conversazione amichevole): è il confronto agonistico con il proprio avversario, provocandolo e facendolo cadere automaticamente in contraddizione. Questa attività dialogica viene documentata a pagina 6, laddove si parla del metodo filosofico.
Il dialogo, quindi, è il metodo filosofico di Socrate (inesauribile e agonistico).
PROVA
Non è possibile confutare e dialogare se non si hanno delle prove alla base. Tutto deve essere sottoposto ad esame perché la prova emerge dal dialogo (Socrate dice che la prova regina è la sua vita politica). Socrate utilizza poi i testimoni (Oracolo di Delfi e testimoni fisici che devono parlare in suo favore). L’uso della prova riguarda sia il senso logico-metodologico sia quello giuridico.
GIUDIZIO
Questa attività viene svolta nella seconda difesa e nelle conclusioni della difesa, laddove si dice chiaramente cosa sia il giudizio. Storicamente la votazione del processo porta esito negativo per Socrate (per soli 31 voti). Questo esito porta ad una seconda votazione (pena alternativa). Per far capire in cosa consiste l’alternativa, Socrate mette in luce due aspetti fondamentali (attività metodologica e spiegazione giudizio). Socrate dice: il giudizio è un’attività logica, non emotiva, ma psicologica. La decisione deve basarsi sulla mozione psicologica, sulla mozione emotiva, ma sul ragionamento logico. In particolare Socrate si riferisce all’usanza per cui era diffuso che l’imputato potesse rivolgersi ai giudici e supplicarli d’assoluzione. Socrate, come dice a pagina 10, è ASSOLUTAMENTE CONTRARIO a questo metodo. Socrate dice che il giudice non ha la funzione di dare in regalo ciò che è giusto, ma di GIUDICARE ciò che è giusto. Il giuramento riguardava l’obbligo di esprimere un giudizio (leggi SOLONIANE). Il vero ragionamento è quello che si svolge attraverso la confutazione della risposta fornita dopo un’interrogazione.
La legge è anche dovere SACRO (cfr. pagina 10). Il processo è un’attività pubblica (come partecipare alle deliberazioni od andare a teatro). Usare la parola non significa conversare, ma usare la parola per dire cose serie (solo se sottoponibili a confutazione).
Vi è una terza tesi (oltre all’idea del giudizio come ragionamento e dovere sacro). Nel primo giudizio emerge la condanna di Socrate e Socrate pronuncia un secondo discorso di difesa. L’idea del giudizio emerge anche in questo secondo discorso, tanto nella critica della prima votazione, sia nella proposta di una pena alternativa. Nella critica della prima votazione, Socrate ironizza: la legge gli consente di subire una pena alternativa. Poiché l’accusa non sta in piedi e quindi è necessario un giudizio ragionato, bisogna far riferimento al principio di non contraddizione anche nella fase giudiziale.
CONCLUSIONI FILOSOFICHE
Sono tutte e quattro delle attività giuridiche. Queste attività giuridiche corrispondono ad un metodo di lavoro, che fa parte dell’esistenze di Socrate stesso. Confutare, dialogare, provare, giudicare…sono attività prima che giuridiche anche filosofiche. Innervano in esse la struttura logica del ragionamento (è importante fare riferimento al testo perché è un’arringa, ovvero una difesa effettivamente svoltasi).
Le conclusioni vere e proprie sono due: esse sono analoghe alle basi logiche della difesa. Il sapere di non sapere e la coscienza critica invocate da Socrate: le conclusioni sono un richiamo a tale coscienza e un richiamo al sapere di non sapere (conclusioni strettamente legate a quanto detto all’inizio). Devo cercare di smontare quello che dice il mio avversario per confutarne le tesi.
La coscienza critica di Socrate emerge nell’idea di discutere sempre e dappertutto. Platone, infatti, dopo la seconda votazione, riporta anche un terzo discorso di difesa (anche se è contraddittorio dirlo perché ormai è stato condannato). La sentenza dei giudici, infatti, non è l’ultima parola del processo, ma è la parola dell’imputato verso i giudici della condanna. L’idea pregnante che sta alla base è la caratteristica fondamentale dell’Apologia di Socrate, ovvero il bisogno impellente di discutere sempre e ovunque.  

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