CONTESTAZIONE –
CONTRADDITTORIO – PROVA – GIURISDIZIONE
Queste 4
attività si ritrovano anche nel discorso pronunciato da Socrate in sua difesa.
Questo spazio dell’apologia di Socrate fa emergere le logiche che implementano
le attività difensive svolte da Socrate stesso.
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Contestazione: difesa.
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Contraddittorio: dialogo.
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Prova: esame di qualsiasi affermazione
(PEIRASTICA, esaminare, provare, vagliare).
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Giudizio: sottoposizione a valutazione delle
affermazioni che si scontrano nel processo.
Fondamento
della difesa: sapere di non sapere. Socrate parla di questo durante l’inizio
della propria difesa critica: si difende dalle CALUNNIE (accuse che erano giunte
PRIMA del processo stesso). Socrate cita la testimonianza di Cherefonte. Le
calunnie circolano ad Atene già qualche tempo prima del processo. Chi sono i
bersagli della prima confutazione (pag. 3)? I primi accusatori. Socrate li
divide in 3 categorie: i politici, i poeti ed i tecnici. Socrate afferma che i
modi di pensare di questi tre sono metodi DOGMATICI (sono tre figure
rappresentative di 3 modi di pensare dell’epoca, peraltro molto attuali).
Queste tre categorie sono 3 raffigurazioni critiche degli accusatori effettivi.
Essi sono: Anito, Meleto e Licone (rispettivamente). Con espediente retorico,
Socrate premette la contestazione delle calunnie (vi sono 3 modi di pensare
dogmatici da ridurre ad insignificanza); questi tre modi di pensare, inoltre,
sono da distruggere perché portati avanti dai 3 accusatori di Socrate.
Socrate
poi passa a criticare gli accusatori, come se fossero diversi dai calunniatori.
Si difende prendendo in esame ogni singola imputazione (empietà: non credere
negli dei cittadini e introdurre divinità diverse; corruzione dei giovani). Socrate
utilizza un metodo molto diverso da Lisia (che invece per prima cosa avrebbe
fatto vedere che l’imputato è innocente). Socrate parte dicendo che l’accusa è
infondata, è sbagliata: l’utilizzo di questo metodo confutatorio si vede
proprio all’inizio, quando Socrate chiama per nome il proprio accusatore,
perché risponda alle sue domande. Ciò significa ribaltare gli schemi
tradizionali, rivolgendosi agli accusatori e non ai giudici.
Socrate
poi passa, quindi, a difendersi dall’accusa di ateismo (intesa come “non
credere negli dei” e di “inserirne di nuovi”). Socrate rileva la
contraddittorietà dell’accusa, con una velata ironia. L’arma che Socrate usa è
la CONFUTAZIONE (del capo di accusa). Il comportamento è sempre quello di
rivolgersi verso l’accusatore. Socrate è ben conscio del fatto che se cade
l’accusa, non ha senso andare a difendersi. Queste tecniche son tuttora
utilizzate dagli avvocati.
CONFUTAZIONE
L’attività
del dialogo. Tutto il discorso difensivo è un dialogo di confronto (di
contraddittorio) nei confronti di Meleto. È una sorta di dialogo contro i primi
calunniatori. Socrate ritiene indispensabile il dialogare (non è conversazione
amichevole): è il confronto agonistico con il proprio avversario, provocandolo
e facendolo cadere automaticamente in contraddizione. Questa attività dialogica
viene documentata a pagina 6, laddove si parla del metodo filosofico.
Il
dialogo, quindi, è il metodo filosofico di Socrate (inesauribile e agonistico).
PROVA
Non è
possibile confutare e dialogare se non si hanno delle prove alla base. Tutto
deve essere sottoposto ad esame perché la prova emerge dal dialogo (Socrate
dice che la prova regina è la sua vita politica). Socrate utilizza poi i testimoni
(Oracolo di Delfi e testimoni fisici che devono parlare in suo favore). L’uso
della prova riguarda sia il senso logico-metodologico sia quello giuridico.
GIUDIZIO
Questa
attività viene svolta nella seconda difesa e nelle conclusioni della difesa,
laddove si dice chiaramente cosa sia il giudizio. Storicamente la votazione del
processo porta esito negativo per Socrate (per soli 31 voti). Questo esito
porta ad una seconda votazione (pena alternativa). Per far capire in cosa
consiste l’alternativa, Socrate mette in luce due aspetti fondamentali
(attività metodologica e spiegazione giudizio). Socrate dice: il giudizio è
un’attività logica, non emotiva, ma psicologica. La decisione deve basarsi
sulla mozione psicologica, sulla mozione emotiva, ma sul ragionamento logico.
In particolare Socrate si riferisce all’usanza per cui era diffuso che
l’imputato potesse rivolgersi ai giudici e supplicarli d’assoluzione. Socrate,
come dice a pagina 10, è ASSOLUTAMENTE CONTRARIO a questo metodo. Socrate dice
che il giudice non ha la funzione di dare in regalo ciò che è giusto, ma di
GIUDICARE ciò che è giusto. Il giuramento riguardava l’obbligo di esprimere un
giudizio (leggi SOLONIANE). Il vero ragionamento è quello che si svolge
attraverso la confutazione della risposta fornita dopo un’interrogazione.
La legge è
anche dovere SACRO (cfr. pagina 10). Il processo è un’attività pubblica (come
partecipare alle deliberazioni od andare a teatro). Usare la parola non
significa conversare, ma usare la parola per dire cose serie (solo se
sottoponibili a confutazione).
Vi è una
terza tesi (oltre all’idea del giudizio come ragionamento e dovere sacro). Nel
primo giudizio emerge la condanna di Socrate e Socrate pronuncia un secondo
discorso di difesa. L’idea del giudizio emerge anche in questo secondo
discorso, tanto nella critica della prima votazione, sia nella proposta di una
pena alternativa. Nella critica della prima votazione, Socrate ironizza: la
legge gli consente di subire una pena alternativa. Poiché l’accusa non sta in piedi
e quindi è necessario un giudizio ragionato, bisogna far riferimento al
principio di non contraddizione anche nella fase giudiziale.
CONCLUSIONI
FILOSOFICHE
Sono tutte
e quattro delle attività giuridiche. Queste attività giuridiche corrispondono
ad un metodo di lavoro, che fa parte dell’esistenze di Socrate stesso.
Confutare, dialogare, provare, giudicare…sono attività prima che giuridiche
anche filosofiche. Innervano in esse la struttura logica del ragionamento (è
importante fare riferimento al testo perché è un’arringa, ovvero una difesa
effettivamente svoltasi).
Le
conclusioni vere e proprie sono due: esse sono analoghe alle basi logiche della
difesa. Il sapere di non sapere e la coscienza critica invocate da Socrate: le
conclusioni sono un richiamo a tale coscienza e un richiamo al sapere di non
sapere (conclusioni strettamente legate a quanto detto all’inizio). Devo
cercare di smontare quello che dice il mio avversario per confutarne le tesi.
La coscienza critica di Socrate emerge nell’idea
di discutere sempre e dappertutto. Platone, infatti, dopo la seconda votazione,
riporta anche un terzo discorso di difesa (anche se è contraddittorio dirlo
perché ormai è stato condannato). La sentenza dei giudici, infatti, non è
l’ultima parola del processo, ma è la parola dell’imputato verso i giudici
della condanna. L’idea pregnante che sta alla base è la caratteristica
fondamentale dell’Apologia di Socrate, ovvero il bisogno impellente di
discutere sempre e ovunque.
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