Torniamo ai teoremi di Coase. Si
ipotizzi, quindi, che non esista effetto ricchezza (ovvero che l’ammontare
delle risorse detenute da un individuo NON influisca sui suoi prezzi di riserva
e quindi NON distorca le sue scelte). Il mercato, quindi, può far raggiungere a
ciascuno la massima efficienza.
Il II teorema di Coase rincara la
dose: ciò che viene enunciato su, è INDIPENDENTE dalla distribuzione delle
risorse.
Vi è poi la tesi di Chicago: si
sostiene che il compito del diritto sia quello di promuovere l’efficienza
allocativa, facilitando i negozi giuridici. Il diritto deve assicurare una
tutela dei diritti di proprietà: il diritto deve anche facilitare, a tal
proposito, gli scambi. Si ha bisogno di norme che aiutino a rendere più
efficiente possibile il mercato. Questo principio nasce nel contesto americano
del COMMON LAW. Il giudice ha una grande autonomia nel decidere chi ha ragione
e chi ha torto (o nel decidere l’entità degli indennizzi…). Il giudice, quando
va a prendere una decisione negli USA, può tenere in mente il concetto astratto
di giustizia, ma anche il concetto di efficienza. Non è detto che questi due
concetti coincidano: chi attribuisce maggior valore al bene non è detto sia il
legittimo proprietario, infatti. Il giudice, dice la tesi, deve tener conto del
principio di efficienza delle sue sentenze. Anche nei nostri sistemi
legislativi, il legislatore è sempre sotto pressione perché le norme
favoriscano l’efficienza allocativa facilitando i negozi giuridici. Spesso,
quindi, i due concetti sopra espressi possono venire a conflitto.
Le teorie liberali hanno una
certa fiducia circa il mercato capace di essere efficiente autonomamente.
Coase, però, dice che il mercato spesso non funziona perché non circolano le
informazioni (o perché ci sono costi nel sostenere spese che sono troppo
elevati). In più, lo Stato, quando è responsabile dell’allocazione di certi
beni, può creare un mercato suo, detto “asta”. È il fulcro di una valutazione
INDIVIDUALE, in cui ognuno decide quale sia il proprio prezzo di riserva. Nel
caso dello stato si dovrebbero fare delle aste per le frequenze televisive, per
le concessioni autostradali, per gli appalti dei servizi pubblici…
PROPERTY RULES e LIABILITY RULES
- Protezione
assoluta – property rules: significa tutelare il titolare del diritto di
proprietà da ogni interferenza con le sue decisioni (es. tutela
inibitoria, inibendo chiunque altro dal danneggiare la mia proprietà).
Sono un insieme di regole che garantiscono la piena protezione del diritto
di proprietà;
- Protezione
relativa – liability rules: definisce una tutela risarcitoria. I terzi
possono interferire con i diritti dell’individuo anche senza il suo
consenso. Costoro saranno tenuti a risarcire il proprietario in base a
valori stabiliti dal giudice (non dal proprietario).
Qual è il migliore tra i due
sistemi? Se i costi di transazione e i costi amministrativi fossero nulli, i
due sistemi coinciderebbero. Infatti, la prima protezione genera costi di
transazione perché il costo dell’uso del bene è fissato contrattualmente; il
secondo tipo di protezione genera invece costi amministrativi perché entra in
gioco il giudice. Se entrambi fossero nulli, perciò, si ha la naturale
conseguenza di una coincidenza tra i due sistemi.
INALIENABILITA’
Il nostro stato può impedire la
alienabilità per motivi etici (vedi: cessione di organi sul mercato). Paradossalmente
la INALIENABILITA’ può essere più efficiente della ALIENABILITA’: l’esempio
caratteristico è la DONAZIONE DEL SANGUE. Il sistema italiano è molto efficiente:
la quantità di sangue che riusciamo ad avere è molto superiore al necessario,
infatti. Un sistema in cui la raccolta del sangue è corrisposta con un
pagamento, l’efficienza è decisamente INFERIORE al nostro sistema.
DIRITTI DI PROPRIETA’
INTELLETTUALE
Finché si parla di beni materiali
vi sono una serie di problemi di tutela dei diritti di proprietà. Il diritto di
proprietà intellettuale è un diritto morale e le leggi sono fondamentali per
dargli una forma. L’oggetto di questi di diritti è la CONOSCENZA. Questo è un
bene particolare, in quanto, dopo aver parlato di beni pubblici, si è fatto
riferimento a vari parametri (escludibilità…): è un bene che deve essere
prodotto e ricreato, nonché trasmesso di generazione in generazione. Essa non è
uno STOCK, ma deve essere continuamente elaborata. Non è un bene facilmente
individuabile e stabile, è un bene per modo di dire. La conoscenza acquista
valore quanto più si diffonde. Ciò che avvalora un certo quid è la diffusione
di questo stesso quid. Tendenzialmente la conoscenza acquista valore perché si
diffonde. La produzione di conoscenza, al tempo stesso, è costosa: si pensi
alla scuola, alla ricerca, all’attività di sperimentazione e perfezionamento…
L’innovazione non è rivale perché
può essere riprodotta senza costi a vantaggio di tutti. Anzi, più si diffonde,
più aumenta il suo valore. Si acquisiscono una serie di nozioni e di contesti
per poter acquisire nel tempo sempre maggiori conoscenze. Se fosse rivale non
servirebbe a niente! La conoscenza dal punto di vista PRETTAMENTE ECONOMICO ha
maggior valore se diffusa.
La conoscenza può essere resa
appropriabile giuridicamente grazie alla tutela di una serie di figure tipiche.
La conoscenza si può trasferire a costi piuttosto bassi e con tempi piuttosto
rapidi. Per conoscenze di una certa complessità posso applicare dei diritti
giuridici per cui ho una tutela (diritti di proprietà intellettuale).
I BREVETTI
Vengono definiti per tutelare
delle invenzioni (ne abbiamo di diverso tipo: per tecnologia, design, auto…). I
requisiti per un valido brevetto sono i seguenti:
-
Deve riguardare un elemento di NOVITA’;
-
Deve essere una scoperta di risvolto economico,
perlomeno potenziale;
-
Deve essere ORIGINALE (ci deve essere alla base
uno sforzo innovativo);
-
Deve essere INDUSTRIALIZZABILE (applicabile alla
produzione, senza essere teorie o trattamenti medici);
-
Deve essere LECITO (non contrario all’ordine
pubblico e al buon costume, vedi il caso degli OGM).
Brevettare significa rendere
pubblica l’invenzione, richiede il disvelamento dei principi che stanno alla
base, nonché dei progetti. Per questo, spesso, i nostri imprenditori
preferiscono non avere alcuna tutela giuridica ed evita di brevettare. A volte
fa comodo a chi realizza brevetti che altri li copino per diffondere un
determinato prodotto (si veda il caso Apple e sviluppatori di App).
Il primo brevetto della storia
conosciuto è a Venezia (1474) in cui lo Stato (come oggi) concede un diritto di
monopolio per un periodo di 20 anni: il che, potenzialmente, si traduce in
rendita.
Funzione Economica:
-
Incentivazione all’investimento;
-
Teoria del contratto: l’accordo prevede lo
svelamento del contenuto tecnico;
-
Teoria approfondimento: induce lo sviluppo
ulteriore di applicazioni;
-
Assimilazione a diritto naturale.
DURATA OTTIMALE DEL BREVETTO
La teoria economica ci dice che
dovrebbe essere direttamente legata al surplus del consumatore e inversamente a
quello del produttore (se il surplus è alto, più tempo del brevetto). Ci sono
tante aziende che sfornano brevetti alla velocità della luce per impedire alle
aziende concorrenti di utilizzare tecnologie simili. Questo è ABUSO di
brevetto.
AMPIEZZA OTTIMALE DEL BREVETTO
È difficile da stabilire, sarebbe
un problema economico, valutato concretamente dall’ingegnere. L’ampiezza
ORIZZONTALE è l’ampiezza rispetto a soluzioni simili. L’ampiezza VERTICALE,
invece, è valutata rispetto ad innovazioni che si basino sul brevetto,
sviluppando le applicazioni. Quello che un terzo sviluppa, rientra o no nel
brevetto che sta a monte?
IL SEGRETO INDUSTRIALE
È l’opposto del brevetto: è
tipico delle piccole e medie imprese. È quell’ASSETT di conoscenza che
l’imprenditore ha interesse a NON rendere pubblica. Questo va contro la libera
circolazione delle informazioni, ma l’imprenditore fa il suo interesse. Le condizioni
per questo segreto sono:
-
Devono riguardare informazioni segrete;
-
Devono avere un valore economico;
-
Devono essere sottoposte a misure adeguate di
protezione.
Vi è alla base anche un obbligo
di riservatezza dei dipendenti. Sono informazioni che devono essere tutelate
anche dall’impresa stessa. Ma di cosa stiamo parlando CONCRETAMENTE?
-
Elenco clienti e fornitori;
-
Know-how specifico (come la formula della
Coca-Cola o l’algoritmo di Google);
-
Configurazioni organizzative.
La legge punisce le pratiche sleali
(spionaggio) e quindi tutela questo tipo di conoscenze distintive.
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