sabato 28 marzo 2015

7^ LEZIONE DI ECONOMIA DELLE ISTITUZIONI.

Torniamo ai teoremi di Coase. Si ipotizzi, quindi, che non esista effetto ricchezza (ovvero che l’ammontare delle risorse detenute da un individuo NON influisca sui suoi prezzi di riserva e quindi NON distorca le sue scelte). Il mercato, quindi, può far raggiungere a ciascuno la massima efficienza.
Il II teorema di Coase rincara la dose: ciò che viene enunciato su, è INDIPENDENTE dalla distribuzione delle risorse.
Vi è poi la tesi di Chicago: si sostiene che il compito del diritto sia quello di promuovere l’efficienza allocativa, facilitando i negozi giuridici. Il diritto deve assicurare una tutela dei diritti di proprietà: il diritto deve anche facilitare, a tal proposito, gli scambi. Si ha bisogno di norme che aiutino a rendere più efficiente possibile il mercato. Questo principio nasce nel contesto americano del COMMON LAW. Il giudice ha una grande autonomia nel decidere chi ha ragione e chi ha torto (o nel decidere l’entità degli indennizzi…). Il giudice, quando va a prendere una decisione negli USA, può tenere in mente il concetto astratto di giustizia, ma anche il concetto di efficienza. Non è detto che questi due concetti coincidano: chi attribuisce maggior valore al bene non è detto sia il legittimo proprietario, infatti. Il giudice, dice la tesi, deve tener conto del principio di efficienza delle sue sentenze. Anche nei nostri sistemi legislativi, il legislatore è sempre sotto pressione perché le norme favoriscano l’efficienza allocativa facilitando i negozi giuridici. Spesso, quindi, i due concetti sopra espressi possono venire a conflitto.
Le teorie liberali hanno una certa fiducia circa il mercato capace di essere efficiente autonomamente. Coase, però, dice che il mercato spesso non funziona perché non circolano le informazioni (o perché ci sono costi nel sostenere spese che sono troppo elevati). In più, lo Stato, quando è responsabile dell’allocazione di certi beni, può creare un mercato suo, detto “asta”. È il fulcro di una valutazione INDIVIDUALE, in cui ognuno decide quale sia il proprio prezzo di riserva. Nel caso dello stato si dovrebbero fare delle aste per le frequenze televisive, per le concessioni autostradali, per gli appalti dei servizi pubblici…
PROPERTY RULES e LIABILITY RULES
  1. Protezione assoluta – property rules: significa tutelare il titolare del diritto di proprietà da ogni interferenza con le sue decisioni (es. tutela inibitoria, inibendo chiunque altro dal danneggiare la mia proprietà). Sono un insieme di regole che garantiscono la piena protezione del diritto di proprietà;
  2. Protezione relativa – liability rules: definisce una tutela risarcitoria. I terzi possono interferire con i diritti dell’individuo anche senza il suo consenso. Costoro saranno tenuti a risarcire il proprietario in base a valori stabiliti dal giudice (non dal proprietario).
Qual è il migliore tra i due sistemi? Se i costi di transazione e i costi amministrativi fossero nulli, i due sistemi coinciderebbero. Infatti, la prima protezione genera costi di transazione perché il costo dell’uso del bene è fissato contrattualmente; il secondo tipo di protezione genera invece costi amministrativi perché entra in gioco il giudice. Se entrambi fossero nulli, perciò, si ha la naturale conseguenza di una coincidenza tra i due sistemi.
INALIENABILITA’
Il nostro stato può impedire la alienabilità per motivi etici (vedi: cessione di organi sul mercato). Paradossalmente la INALIENABILITA’ può essere più efficiente della ALIENABILITA’: l’esempio caratteristico è la DONAZIONE DEL SANGUE. Il sistema italiano è molto efficiente: la quantità di sangue che riusciamo ad avere è molto superiore al necessario, infatti. Un sistema in cui la raccolta del sangue è corrisposta con un pagamento, l’efficienza è decisamente INFERIORE al nostro sistema.
DIRITTI DI PROPRIETA’ INTELLETTUALE
Finché si parla di beni materiali vi sono una serie di problemi di tutela dei diritti di proprietà. Il diritto di proprietà intellettuale è un diritto morale e le leggi sono fondamentali per dargli una forma. L’oggetto di questi di diritti è la CONOSCENZA. Questo è un bene particolare, in quanto, dopo aver parlato di beni pubblici, si è fatto riferimento a vari parametri (escludibilità…): è un bene che deve essere prodotto e ricreato, nonché trasmesso di generazione in generazione. Essa non è uno STOCK, ma deve essere continuamente elaborata. Non è un bene facilmente individuabile e stabile, è un bene per modo di dire. La conoscenza acquista valore quanto più si diffonde. Ciò che avvalora un certo quid è la diffusione di questo stesso quid. Tendenzialmente la conoscenza acquista valore perché si diffonde. La produzione di conoscenza, al tempo stesso, è costosa: si pensi alla scuola, alla ricerca, all’attività di sperimentazione e perfezionamento…
L’innovazione non è rivale perché può essere riprodotta senza costi a vantaggio di tutti. Anzi, più si diffonde, più aumenta il suo valore. Si acquisiscono una serie di nozioni e di contesti per poter acquisire nel tempo sempre maggiori conoscenze. Se fosse rivale non servirebbe a niente! La conoscenza dal punto di vista PRETTAMENTE ECONOMICO ha maggior valore se diffusa.
La conoscenza può essere resa appropriabile giuridicamente grazie alla tutela di una serie di figure tipiche. La conoscenza si può trasferire a costi piuttosto bassi e con tempi piuttosto rapidi. Per conoscenze di una certa complessità posso applicare dei diritti giuridici per cui ho una tutela (diritti di proprietà intellettuale).
I BREVETTI
Vengono definiti per tutelare delle invenzioni (ne abbiamo di diverso tipo: per tecnologia, design, auto…). I requisiti per un valido brevetto sono i seguenti:
-        Deve riguardare un elemento di NOVITA’;
-        Deve essere una scoperta di risvolto economico, perlomeno potenziale;
-        Deve essere ORIGINALE (ci deve essere alla base uno sforzo innovativo);
-        Deve essere INDUSTRIALIZZABILE (applicabile alla produzione, senza essere teorie o trattamenti medici);
-        Deve essere LECITO (non contrario all’ordine pubblico e al buon costume, vedi il caso degli OGM).
Brevettare significa rendere pubblica l’invenzione, richiede il disvelamento dei principi che stanno alla base, nonché dei progetti. Per questo, spesso, i nostri imprenditori preferiscono non avere alcuna tutela giuridica ed evita di brevettare. A volte fa comodo a chi realizza brevetti che altri li copino per diffondere un determinato prodotto (si veda il caso Apple e sviluppatori di App).
Il primo brevetto della storia conosciuto è a Venezia (1474) in cui lo Stato (come oggi) concede un diritto di monopolio per un periodo di 20 anni: il che, potenzialmente, si traduce in rendita.
Funzione Economica:
-        Incentivazione all’investimento;
-        Teoria del contratto: l’accordo prevede lo svelamento del contenuto tecnico;
-        Teoria approfondimento: induce lo sviluppo ulteriore di applicazioni;
-        Assimilazione a diritto naturale.
DURATA OTTIMALE DEL BREVETTO
La teoria economica ci dice che dovrebbe essere direttamente legata al surplus del consumatore e inversamente a quello del produttore (se il surplus è alto, più tempo del brevetto). Ci sono tante aziende che sfornano brevetti alla velocità della luce per impedire alle aziende concorrenti di utilizzare tecnologie simili. Questo è ABUSO di brevetto.
AMPIEZZA OTTIMALE DEL BREVETTO
È difficile da stabilire, sarebbe un problema economico, valutato concretamente dall’ingegnere. L’ampiezza ORIZZONTALE è l’ampiezza rispetto a soluzioni simili. L’ampiezza VERTICALE, invece, è valutata rispetto ad innovazioni che si basino sul brevetto, sviluppando le applicazioni. Quello che un terzo sviluppa, rientra o no nel brevetto che sta a monte?
IL SEGRETO INDUSTRIALE
È l’opposto del brevetto: è tipico delle piccole e medie imprese. È quell’ASSETT di conoscenza che l’imprenditore ha interesse a NON rendere pubblica. Questo va contro la libera circolazione delle informazioni, ma l’imprenditore fa il suo interesse. Le condizioni per questo segreto sono:
-        Devono riguardare informazioni segrete;
-        Devono avere un valore economico;
-        Devono essere sottoposte a misure adeguate di protezione.
Vi è alla base anche un obbligo di riservatezza dei dipendenti. Sono informazioni che devono essere tutelate anche dall’impresa stessa. Ma di cosa stiamo parlando CONCRETAMENTE?
-        Elenco clienti e fornitori;
-        Know-how specifico (come la formula della Coca-Cola o l’algoritmo di Google);
-        Configurazioni organizzative.

La legge punisce le pratiche sleali (spionaggio) e quindi tutela questo tipo di conoscenze distintive.

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