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Prova: attività fondamentale del processo, ogni
processo si svolge in base a prova. Si intendono almeno tre concetti:
o
Procedimento logico che serve per giustificare
affermazioni o negazioni che espongo nel processo (la prova non è un mero
procedimento logico, ma è anche il mezzo, lo strumento che io uso per
giustificare). Il mezzo di prova è il TESTIMONE o il DOCUMENTO. La prova
testimoniale è la prova “regina” nel processo. Il processo non è solo
contestazione, ma anche contestazione PROVATA. Procedimento logico, strumento e
risultato: il risultato di questo procedimento logico. Il principio più
importante è la GIUSTIFICAZIONE di ciò che si sta dicendo. Chiunque parli deve
portare e offrire il mezzo di prova. Questo principio è sancito nel brocardo:
“Onus probandi ei qui dicit”). Nel processo penale la prova spetta all’accusa:
l’accusa deve dimostrare la colpevolezza dell’imputato. La prova è rafforzata
da due principi ulteriori:
§ La
prova deve essere raggiunta oltre ogni ragionevole dubbio (ci vuole una prova
che rassicuri);
§ La
prova è rafforzata dalla presunzione di non colpevolezza dell’imputato. Ex
articolo 27. La presunzione sta a significare che FINO A PROVA CONTRARIA
l’imputato è giudicato non colpevole. La prova spetta SEMPRE all’accusa. Il PM
deve cercare la colpevolezza dell’imputato.
-
Giurisdizione: il processo si svolge in base
all’attività giurisdizionale. Dire diritto significa “processare, giudicare”.
Un terzo rispetto alle parti compie un’attività per deliberare la composizione
della controversia (sempre compito di un giudice terzo rispetto alle due
parti). Attività necessaria: estraneità della posizione del giudice rispetto
alle parti, pur essendo il giudice uno dei protagonisti necessari del processo.
L’estraneità del giudice è sancita dal brocardo “Nemo iudex in causa propria”.
Il giudice NON deve essere in conflitto di interessi con le parti.
Il giudice deve:
Il giudice deve:
o
Essere impersonale (deve essere di “colore
diverso”): le due caratteristiche dell’attività giurisdizionale sono la
TERZIETA’ (il fatto che il giudice debba ritenersi lontano da quello che le
parti dicono) e la IMPARZIALITA’. Il giudice deve essere SUPER PARTES. Il
giudice non deve comandare i discorsi delle parti, ma, nel giusto processo, il
giudice deve vigilare che ci sia la contraddizione, la prova e la
contestazione, senza parlare (le sue parole devono essere pronunciate alla
fine). Secondo il professore il giudice deve essere ASSENTE nel processo, deve
essere POST PARTES. Il giudice deve amministrare la disputa quando questa è già
finita (l’attività è di pensiero, è logica). Le regole servono per far emergere
questi principi sopra-elencati.
o
Non è un
riconoscimento di fatti o un accertamento, ma è una situazione che tiene
conto del fatto che il giudice ha il compito di tenere in equilibrio ciò che
viene detto dall’accusa e ciò che viene detto dalla difesa. L’attività di
equilibrio si chiama MEDIETAS (medietà
o mediazione). Il giudice cerca sempre di trovare il giusto mezzo tra
le due tesi contendenti. Per tenere insieme gli opposti, naturalmente, ci vuole
un certo metodo. Se non lo facesse, violerebbe il principio del
contraddittorio. Importantissimo apprendere una dottrina degli opposti.
o
Esecutività,
ovvero la capacità del provvedimento del giudice di applicare e autorizzare
l’uso della forza nei confronti della parte soccombente. L’attività del giudice
porta alla realizzazione concreta del diritto fatto valere dopo il processo.
L’imputato va in carcere (processo penale). Nel caso del processo civile, ci
saranno altre conseguenze, ma la sostanza rimane la stessa: autorizzazione
dell’uso legittimo della forza (no a violenza: ad esempio, esproprio di una
casa). Questo è proprio l’esempio plastico del diritto. Il diritto è esecutività,
mostra l’esecutività (il lavoro del giudice è come il lavoro del medico).
Il giusto processo deve avere una
ragionevole durata (ex art. 111).
Come
si pignorano i beni? Come si attua l’esproprio di un bene? -- > vi sono dei
codici che regolano
queste situazioni. La giustizia giuridica E’ la giustizia stessa.
Lo stesso giudicato non è poi
così vero sia definitivo. Il processo può essere rivisto anche dopo 30 anni: la
sentenza non è quasi mai l’ultima parola. Si chiamano IMPUGNAZIONI STRAORDINARIE.
Una sentenza che abbia accertato la colpevolezza sulla base di prove false, può
essere tranquillamente rivista. Il precedente della giurisprudenza ha un
vincolo relativo perché il processo è territorio di infinita discussione:
questo avviene perché esistono le controversie. Non siamo quasi mai in grado di
pronunciare un’opinione definitivamente. Il sistema del giusto processo è
inevitabile per evitare distorsioni.
Accanto a questi elementi
strutturali, bisogna prendere in esame i caratteri costitutivi:
- Gli
elementi indicati sopra (attività) si esibiscono come aspetti distinti di
una medesima realtà e possono essere compresi soltanto in una visione
unitaria -- > carattere della GLOBALITA’. Tutte le attività devono
essere COMPRESENTI: se ne tolgo anche solo una, cade l’idea del processo. Comprendere
il processo significa comprenderlo in una visione unitaria.
- Gli elementi sopra citati presentano una
caratteristica costante: sempre presenti in ogni fase della discussione
processuale -- > CONTESTUALITA’. Le attività sono costantemente
presente in ogni fase della discussione. Se io promuovo un processo
civile, l’atto di citazione dell’attore per il convenuto deve essere
notificata alla controparte. Nello stesso momento devo indicare i
documenti e le testimonianze che giustifichino quello che sto dicendo. Questa
citazione in giudizio viene fatta di fronte al giudice. Il giudice quando
fa la sentenza nega la tesi alla quale intende dare torto: la decisione
viene presa in contraddittorio (deve prima ascoltare entrambe le parti) e
viene presa in base ad una prova, che si chiama “motivazione”.
- Gli
elementi contrassegnano qualunque attività giurisdizionale in ciascun ramo
del diritto vigente e, dunque, manifestano ciò che accomuna ogni
esperienza giuridica particolare -- > COMUNANZA.
Questi sono i caratteri
costitutivi del giusto processo.
Il processo è un racconto
presente, raccontato dal testimone come lui ritiene di averlo visto. Se il
processo viene prima del diritto (e non è quindi mera attuazione della legge)
ma è interpretazione del diritto, i diritti processuali vengono prima dei
sostanziali. Difendere i diritti sostanziali dell’uomo, significa prima di
tutto difendere la dimensione processuale di ognuno (il suo diritto di andare
davanti ad un giudice). Togliere i diritti processuali, significa togliere il
diritto.
Il giusto processo mette in
chiaro una serie di caratteristiche che sono costitutive di una serie di
attività che non sono solo diritti ma anche oneri.
PROCESSO e MOVIMENTO
Il processo non costituisce
qualcosa di fermo, ma qualcosa che si muove. Il processo è un movimento:
-
Il processo come movimento (PROCESSUS -- >
pro-cedere, muoversi, camminare, andare avanti). Il diritto non è fermo ma è in
movimento. Due opinioni che si scontrano sono in movimento.
-
Il processo come giustizia (dikaiosyne):
o
Comprensione, intelligenza di ciò che è giusto
(tou dikaiou synesis);
o
Dìkaion (ciò che è giusto) -- > particella
DEK- e AIO che significa “andare” -- > ciò che si muove, la giustizia è
sempre in movimento.
-
Il processo come azione (pràxis -- > attività
del giudice nel processo), comprensione di ciò che è giusto e si muove. In
latino PRAXIS si traduce in ACTIO (azione giudiziaria). Riferimento ad
Aristotele. Qual è il senso dell’azione nel processo? A. risponde PRASSI. Quando
io dialogo con qualcuno già sto realizzando il fine.
o
Il processo come vita: vivere ha il suo fine
nella stessa vita.
o
Il processo come dialogo: la vita umana si
caratterizza per il suo essere in relazione (il dialogo è il movimento più importante
che si svolge nel processo). Il diritto è dialogo, CONTRADDITTORIO. Bisogna
comunque sempre giustificare ciò che si dice.
L’opinione giusta dall’opinione
sbagliata si distingue grazie ad un dibattito, grazie ad un giudice che
distingue (è sempre relazione, è sempre dialogo).
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