venerdì 13 marzo 2015

4^ LEZIONE DI FILOSOFIA DEL DIRITTO.

-        Prova: attività fondamentale del processo, ogni processo si svolge in base a prova. Si intendono almeno tre concetti:
o   Procedimento logico che serve per giustificare affermazioni o negazioni che espongo nel processo (la prova non è un mero procedimento logico, ma è anche il mezzo, lo strumento che io uso per giustificare). Il mezzo di prova è il TESTIMONE o il DOCUMENTO. La prova testimoniale è la prova “regina” nel processo. Il processo non è solo contestazione, ma anche contestazione PROVATA. Procedimento logico, strumento e risultato: il risultato di questo procedimento logico. Il principio più importante è la GIUSTIFICAZIONE di ciò che si sta dicendo. Chiunque parli deve portare e offrire il mezzo di prova. Questo principio è sancito nel brocardo: “Onus probandi ei qui dicit”). Nel processo penale la prova spetta all’accusa: l’accusa deve dimostrare la colpevolezza dell’imputato. La prova è rafforzata da due principi ulteriori:
§  La prova deve essere raggiunta oltre ogni ragionevole dubbio (ci vuole una prova che rassicuri);
§  La prova è rafforzata dalla presunzione di non colpevolezza dell’imputato. Ex articolo 27. La presunzione sta a significare che FINO A PROVA CONTRARIA l’imputato è giudicato non colpevole. La prova spetta SEMPRE all’accusa. Il PM deve cercare la colpevolezza dell’imputato.
-        Giurisdizione: il processo si svolge in base all’attività giurisdizionale. Dire diritto significa “processare, giudicare”. Un terzo rispetto alle parti compie un’attività per deliberare la composizione della controversia (sempre compito di un giudice terzo rispetto alle due parti). Attività necessaria: estraneità della posizione del giudice rispetto alle parti, pur essendo il giudice uno dei protagonisti necessari del processo. L’estraneità del giudice è sancita dal brocardo “Nemo iudex in causa propria”. Il giudice NON deve essere in conflitto di interessi con le parti.
Il giudice deve:
o   Essere impersonale (deve essere di “colore diverso”): le due caratteristiche dell’attività giurisdizionale sono la TERZIETA’ (il fatto che il giudice debba ritenersi lontano da quello che le parti dicono) e la IMPARZIALITA’. Il giudice deve essere SUPER PARTES. Il giudice non deve comandare i discorsi delle parti, ma, nel giusto processo, il giudice deve vigilare che ci sia la contraddizione, la prova e la contestazione, senza parlare (le sue parole devono essere pronunciate alla fine). Secondo il professore il giudice deve essere ASSENTE nel processo, deve essere POST PARTES. Il giudice deve amministrare la disputa quando questa è già finita (l’attività è di pensiero, è logica). Le regole servono per far emergere questi principi sopra-elencati.
o   Non è un riconoscimento di fatti o un accertamento, ma è una situazione che tiene conto del fatto che il giudice ha il compito di tenere in equilibrio ciò che viene detto dall’accusa e ciò che viene detto dalla difesa. L’attività di equilibrio si chiama MEDIETAS (medietà o mediazione). Il giudice cerca sempre di trovare il giusto mezzo tra le due tesi contendenti. Per tenere insieme gli opposti, naturalmente, ci vuole un certo metodo. Se non lo facesse, violerebbe il principio del contraddittorio. Importantissimo apprendere una dottrina degli opposti.
o   Esecutività, ovvero la capacità del provvedimento del giudice di applicare e autorizzare l’uso della forza nei confronti della parte soccombente. L’attività del giudice porta alla realizzazione concreta del diritto fatto valere dopo il processo. L’imputato va in carcere (processo penale). Nel caso del processo civile, ci saranno altre conseguenze, ma la sostanza rimane la stessa: autorizzazione dell’uso legittimo della forza (no a violenza: ad esempio, esproprio di una casa). Questo è proprio l’esempio plastico del diritto. Il diritto è esecutività, mostra l’esecutività (il lavoro del giudice è come il lavoro del medico).
Il giusto processo deve avere una ragionevole durata (ex art. 111).
                                   Come si pignorano i beni? Come si attua l’esproprio di un bene? -- > vi sono dei codici che                     regolano queste situazioni. La giustizia giuridica E’ la giustizia stessa.
Lo stesso giudicato non è poi così vero sia definitivo. Il processo può essere rivisto anche dopo 30 anni: la sentenza non è quasi mai l’ultima parola. Si chiamano IMPUGNAZIONI STRAORDINARIE. Una sentenza che abbia accertato la colpevolezza sulla base di prove false, può essere tranquillamente rivista. Il precedente della giurisprudenza ha un vincolo relativo perché il processo è territorio di infinita discussione: questo avviene perché esistono le controversie. Non siamo quasi mai in grado di pronunciare un’opinione definitivamente. Il sistema del giusto processo è inevitabile per evitare distorsioni.
Accanto a questi elementi strutturali, bisogna prendere in esame i caratteri costitutivi:
  1. Gli elementi indicati sopra (attività) si esibiscono come aspetti distinti di una medesima realtà e possono essere compresi soltanto in una visione unitaria -- > carattere della GLOBALITA’. Tutte le attività devono essere COMPRESENTI: se ne tolgo anche solo una, cade l’idea del processo. Comprendere il processo significa comprenderlo in una visione unitaria.
  2.  Gli elementi sopra citati presentano una caratteristica costante: sempre presenti in ogni fase della discussione processuale -- > CONTESTUALITA’. Le attività sono costantemente presente in ogni fase della discussione. Se io promuovo un processo civile, l’atto di citazione dell’attore per il convenuto deve essere notificata alla controparte. Nello stesso momento devo indicare i documenti e le testimonianze che giustifichino quello che sto dicendo. Questa citazione in giudizio viene fatta di fronte al giudice. Il giudice quando fa la sentenza nega la tesi alla quale intende dare torto: la decisione viene presa in contraddittorio (deve prima ascoltare entrambe le parti) e viene presa in base ad una prova, che si chiama “motivazione”.
  3. Gli elementi contrassegnano qualunque attività giurisdizionale in ciascun ramo del diritto vigente e, dunque, manifestano ciò che accomuna ogni esperienza giuridica particolare -- > COMUNANZA.
Questi sono i caratteri costitutivi del giusto processo.
Il processo è un racconto presente, raccontato dal testimone come lui ritiene di averlo visto. Se il processo viene prima del diritto (e non è quindi mera attuazione della legge) ma è interpretazione del diritto, i diritti processuali vengono prima dei sostanziali. Difendere i diritti sostanziali dell’uomo, significa prima di tutto difendere la dimensione processuale di ognuno (il suo diritto di andare davanti ad un giudice). Togliere i diritti processuali, significa togliere il diritto.
Il giusto processo mette in chiaro una serie di caratteristiche che sono costitutive di una serie di attività che non sono solo diritti ma anche oneri.
PROCESSO e MOVIMENTO
Il processo non costituisce qualcosa di fermo, ma qualcosa che si muove. Il processo è un movimento:
-        Il processo come movimento (PROCESSUS -- > pro-cedere, muoversi, camminare, andare avanti). Il diritto non è fermo ma è in movimento. Due opinioni che si scontrano sono in movimento.
-        Il processo come giustizia (dikaiosyne):
o   Comprensione, intelligenza di ciò che è giusto (tou dikaiou synesis);
o   Dìkaion (ciò che è giusto) -- > particella DEK- e AIO che significa “andare” -- > ciò che si muove, la giustizia è sempre in movimento.
-        Il processo come azione (pràxis -- > attività del giudice nel processo), comprensione di ciò che è giusto e si muove. In latino PRAXIS si traduce in ACTIO (azione giudiziaria). Riferimento ad Aristotele. Qual è il senso dell’azione nel processo? A. risponde PRASSI. Quando io dialogo con qualcuno già sto realizzando il fine.
o   Il processo come vita: vivere ha il suo fine nella stessa vita.
o   Il processo come dialogo: la vita umana si caratterizza per il suo essere in relazione (il dialogo è il movimento più importante che si svolge nel processo). Il diritto è dialogo, CONTRADDITTORIO. Bisogna comunque sempre giustificare ciò che si dice.

L’opinione giusta dall’opinione sbagliata si distingue grazie ad un dibattito, grazie ad un giudice che distingue (è sempre relazione, è sempre dialogo).

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