Il primario carattere costitutivo
della controversia è l’INNEGABILITA’. Essa è anche ORIGINARIA: anticipa e viene
prima di ciò che viene dopo. La controversia è la manifestazione della
DIFFERENZA. Chi contesta, chi disubbidisce…manifesta la sua DIFFERENZA rispetto
all’alterità. La differenza è caratteristica tipica dell’opposizione.
Dal punto di vista etico-sociale
la differenza si manifesta continuamente. Il diritto è lite, e questo si mostra
nella causa giudiziaria. Il diritto nasce perché nell’esperienza sociale si
mostra controversia (vi è stretta connessione tra diritto, controversia e
processo). La stessa parola DIFFERENZA (diaferein) significa sicuramente
“diversità” (DIA’) ma contiene in sé anche una forza che, pur dividendo, tiene
insieme (CRISI).
L’idea della differenza
caratterizza l’opposizione sociale più di ogni altra caratteristica. La controversia
è originaria (come insegnava Aristotele) perché bisogna osservare i fenomeni.
Aristotele diceva: “Il primo per noi è il divenire che noi osserviamo”:
osservando i rapporti inter-individuali ci accorgiamo che le differenze sono
basate sui conflitti, sulle opposizioni (violente o meno).
L’esperienza controversiale si
mostra nell’esistenza (Heidegger, Jaspers…): l’esistenza è caratterizzata dalla
differenza. L’esistenza (ex-sisto, ek-sistathai) significa “stagliarsi, venire
fuori, differenziarsi…”. Chi esiste si differenzia, chi non esiste non si
differenzia. Chi compete, viene fuori, esiste. Questo è un elemento strutturale
della natura umana che non va in alcun modo sottovalutato. La controversia è
alla radice dell’esistenza stessa, quindi! Ogni soggetto (dice Platone) è in
guerra contro se stesso (questo suo conflitto è radice della sua esistenza).
L’innegabilità e l’originarietà
sono caratteristiche incontrovertibili della controversia.
Se la controversia è innegabile e
necessaria, bisogna arrivare a dire che la CONTROVERSIA è un VALORE POSITIVO.
Come si può arrivare a dire tanto? Bisogna fare delle considerazioni
molteplici. Per rispettare il differenziarsi bisogna tenere conto che la
controversia:
-
Ha un valore logico (è un quid di positivo, naturale,
normale). Bisogna abituarsi a lavorare sui contrasti, sulle opposizioni
(elementi INNEGABILI di ogni discorso):
o
Capacità logica di CONTRADDIRE e di DISTINGUERE.
Quando mostro l’opposizione, mi oppongo, quindi, ad un discorso contrario,
distinguo la mia tesi rispetto ad una opposta. Divido ciò che apparentemente
sembra un blocco unico.
-
Ha un valore etico (dò valore all’identità di
ciascuno, dò valore all’esistenza di ciascuno). Devo accettare che esista
qualcuno diverso da me (se nego che qualcuno sia diverso da me, faccio derivare
una serie di guasti molto gravi):
o
Capacità di stagliarsi e riconoscersi (so quale
sia la mia identità, la mia DIVERSITA’), ma come?
§ Accettando
il proprio limite / criticando il limite altrui (accettare necessariamente il proprio
confine, ma criticando il limite altrui). Molto spesso questo limite si mostra
nella violenza (il giurista usa il metodo della non-violenza, del diritto, in
sostanza).
-
Ha un valore giuridico. È il suo organizzarsi e
comporsi (questa valorizzazione si definisce PROCESSO):
o
Capacità di mostrare che:
§ La
controversia non è un valore quando esplode in un conflitto violento;
§ La
differenza soggettiva (cioè di ogni individuo) ha un significato durevole (si
conferisce dignità anche a chi disobbedisce la norma, in quanto manifestazione
più radicale della libertà);
§ La
differenza soggettiva (cioè di ogni individuo) ha un significato universale (i
diritti umani mostrano la differenza).
DIRITTO COME PROCESSO
Il diritto (come si è già detto)
non è solo norma. Se si accetta il diritto essenzialmente come processo, si
capisce che è un insieme di attività dirette alla definizione del risultato
processuale. Si è partiti dall’affrontare la critica del normocentrismo.
Se
io penso che la norma si trovi al centro, abbandono il diritto al potere
politico che configura il diritto come rapporto di forza.
Se
io penso che il diritto sia SOLO norme, rimango nel mondo della astrazione,
vivo in una realtà virtuale. Pensare il diritto come un insieme di norme che
sento nella mia coscienza come quello che chiamo “diritto positivo”, mi trovo
in un mondo astratto (giusnaturalismo, che modernamente diventa
GIUSRAZIONALISMO).
Se
io penso il diritto come insieme di norme (o regole), penso a qualcuno che
produca queste regole. Il diritto, in questo caso, diventa DECISIONISMO
AUTOREFERENZIALE. Inevitabilmente riconduco il diritto al potere del
legislatore e soprattutto del giudice (come ad esempio la teoria del diritto
giuridico, già citato).
Valore della processualità. La
processualità ci dice che tutte le caratteristiche giuridiche sono saldate
assieme.
Il
processo è l’origine storica del diritto. La storia del diritto nelle sue
origini si trova che l’origine del diritto è il PROCESSO.
Il
processo è paradigma pratico: ogni caso controverso è un paradigma (si studiano
sentenze, i contratti, i testimoni…).
Il
processo è metodo logico: il processo è una serie di attività che suggeriscono
una soluzione della controversia (è specialista della composizione della
controversia). Ogni giurista studia il metodo di composizione davanti al
giudice. Quando studio il processo, acquisisco dei suggerimenti pratici per
affrontare il diritto.
La parola giustizia si riferisce
alla fase processuale: bisogna cercare sempre di trovare il ragionamento
processuale (dei testimoni, degli avvocati, del giudice…). Ogni giudice si
rende conto che la controversia per lui è un problema enorme. Se il processo è
il momento fondamentale del diritto, bisogna capire in cosa consiste il
processo (e quali sono le attività fondamentali che si svolgono nel processo).
Non bisogna soltanto praticare il processo, ma frequentarlo, conoscerlo in ogni
sua minima parte.
Il processo nelle sue attività
essenziali corrisponde alla concretizzazione del valore che noi chiamiamo
GIUSTIZIA. Quando si parla di giusto processo ci troviamo di fronte a principi
indefettibili di cui, quindi, non possiamo fare a meno.
IL GIUSTO PROCESSO
Le varie attività:
-
Contestazione (litis contestatio): è l’accusa,
la formulazione del capo di imputazione. La contestazione è la domanda,
l’iniziativa giudiziaria. Senza questa contestazione non c’è processo. È la
contestazione che v’è una controversia che deve essere risolta dal giudice.
Contestazione è quel termine che mal-cela il problema centrale del diritto: tutto
nasce dalla contestazione, dalla controversia. Contestazione è iniziativa
negatoria (che smentisce) che si prende nel processo (altro nome giuridico?
Domanda). NEMO IUDEX, SINE ACTORE (nessun giudice senza contestazione). Senza
contestazione non c’è diritto: chi non fa la denuncia, non fa la domanda, non
otterrà soddisfazione. Il processo si basa sulla contestazione (art. 24 della
Costituzione).
-
Contraddittorio: il processo si basa su quella
forma agonistica del dialogo processuale (intersecarsi domanda e risposta), si
fonda sulla possibilità della contestazione e della contro-contestazione. I due
elementi fondamentali sono: la difesa (art. 24 II comma: “la difesa è diritto
inviolabile….”). Senza questo dialogo, non v’è difesa. Questa attività (detta
contraddittorio) è l’attività fondamentale del processo. Solo questo permette
la difesa. Ma non v’è solo la difesa! V’è anche l’informazione: tutto ciò che
accade nel processo è essenziale per il dialogo del contraddittorio. Io,
imputato, ho diritto di conoscere le accuse che mi vengono rivolte (AUDIATUR ET
ALTERA PARS).
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