martedì 3 marzo 2015

LEZIONE INTRODUTTIVA DI ECONOMIA DELLE ISTITUZIONI.

DEFINIZIONE GENERALE (Bruno Frei): le configurazioni (termine molto generale e astratto che si riferisce a schemi di azione contestuali che noi facciamo nostri nella vita sociale) che strutturano le interazioni umane ripetute e che godono di qualche meccanismo sanzionatorio (le soluzioni che noi troviamo a cosa e come si fa un determinato QUID possono anche avere insite dei meccanismi sanzionatori) nei riguardi dei comportamenti non conformi.

In generale quando si sente la parola ISTITUZIONE si fa riferimento all’apparato pubblico al servizio del cittadino (anche indirettamente). Ma il concetto di istituzione, in realtà, è molto più ampio: nasce, infatti, per indicare qualcosa di abbastanza astratto e generale.

DEFINIZIONE PIU’ CHIARA (Douglas North 1994): le istituzioni sono le regole del gioco di una società o, più formalmente, i vincoli che gli uomini hanno definito per disciplinare i loro rapporti.
Ci sono quindi alcune regole che sono del tutto informali, non scritte, quindi. Questi vincoli che gli uomini si danno hanno alla base un’idea per cui alla base della società vi sono delle norme di comportamento che non possono essere cambiate di volta in volta, ma è chi è le disattende che va punito. John Commons a tal proposito diceva: “Le istituzioni sono forme di azione collettiva che garantiscono il controllo, la libertà e l’espansione dell’azione individuale”. Le istituzioni, quindi, non solo generano CONFORMITA’ (abbiamo dei “sentieri” da seguire, degli schemi prestabiliti), ma costituiscono anche quei beni pubblici primari e garantiscono al cittadino la possibilità di compiere un certo QUID.

AZIONE COLLETTIVA: forma di cooperazione fra individui che stabiliscono di mantenere un determinato comportamento atto ad ottenere un vantaggio comune anche in contrasto con i propri interessi immediati.

Ma facciamo degli ESEMPI:
Il MATRIMONIO-FAMIGLIA è un esempio di istituzione sociale (come regoliamo il comportamento sociale relativamente alla sfera riproduttiva e reciprocamente assistenziale). NATURALMENTE anche qui vi sono delle sanzioni: poniamo che coniuge A abbandoni la prole o il coniuge B, si pone una sanzione che solitamente corrisponde a quella che tutti conoscono con il nome di ALIMENTI.
La sanzione può anche essere una semplice disapprovazione o qualcosa di più grave (come ciò che ho sopra citato).

La BORSA o il LAVORO DIPENDENTE SALARIATO sono istituzioni economiche. La borsa, quindi, serve a rendere “liquidi” i beni che “liquidi” non sono (materie prime agricole…).
Supponiamo che la razionalità sia spesso limitata o procedurale, un comportamento si dice soddisfacente quando segue delle routines prestabilite per affrontare problemi ricorrenti.

PERCHE’ SI STUDIANO LE ISTITUZIONI?
Innanzitutto perché hanno degli effetti economici; esse sono in lenta e discontinua evoluzione. Queste coordinano l’adattamento tra evoluzione delle tecnologie produttive ed evoluzione dell’organizzazione sociale ed economica (questo si deve adattare per sfruttare l’aumento di produttività dato dall’evoluzione tecnologica). Le istituzioni sono quell’ossatura che tiene in piedi la società economica (ma non solo) spesso impedisce il cambiamento (da un lato sono la leva per nuove possibilità, da un altro sono un freno al cambiamento). Alcuni esempi di questo sono le stesse assicurazioni sociali: le fabbriche, le aziende ci guadagnano a stabilizzare il lavoratore. È vero, l’operaio a tempo indeterminato si paga di più, ma l’imprenditore ci guadagna.

DA UN PUNTO DI VISTA PRETTAMENTE GIURIDICO:

Le istituzioni, come sopra-presentate, rappresentano dei vincoli alle scelte e ai comportamenti degli individui e quindi filosoficamente sono questioni delicate: istituzioni troppo stringenti limitano troppo la nostra libertà e spesso sono poco produttive. Si ha bisogno, quindi, di istituzioni che diano un giusto indirizzo al nostro comportamento. Nel nostro sistema sociale ed economico c’è anche un problema di giustizia (e non solo di libertà). Vi deve essere, quindi, un naturale equilibrio tra libertà sociale-politica ed economica e giustizia economica, il quale deve portare all’efficienza e al benessere.

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