venerdì 20 marzo 2015

4^ LEZIONE DI ECONOMIA DELLE ISTITUZIONI.

I LIMITI MORALI DEI MERCATI
Charles Sandel: il comportamento intrinsecamente etico non ammette che determinate situazioni possano essere misurate e comparate con una medesima scala. Non si può mettere sullo stesso piano una situazione materiale ed economica con alcuni valori che potrebbero essere riferiti al lavoro. Prima ancora che un costo, il lavoro è un dovere (ovvio, quindi, che vi sarà una diversa scala).
L’individuo, anche se non applica l’analisi costi benefici su determinati temi (o anche su temi etici), è spesso costretto a scegliere, o comunque è costretto ad impiegare il proprio tempo dando una serie di priorità. Anche questo è atteggiamento economico: avere un ordinamento che dia priorità alle cose importanti e che metta in piani successivi e decrescenti le cose meno importanti.
Lo stesso ricorso al mercato per la valutazione e contrattazione di un “bene” può essere immorale. Ad esempio, il nostro sistema sanitario non permette il commercio illegale di organi, in quanto ritenuto immorale e lesivo della dignità umana (non si può disporre dei propri organi, che quindi vengono sottratti dal mercato). Se proprio si vuole disporre, se ne dispone GRATUITAMENTE.
Il cattolicesimo sociale (Toniolo) e poi anche Polanyi hanno ritenuto vera l’esistenza di merci fittizie che possono essere valutate attraverso relazioni di mercato e negoziate, ma che in realtà SAREBBE MEGLIO SE NON LO FOSSERO (es. terra, casa, lavoro). Si ritiene che sarebbe meglio sottrarli alle dinamiche di mercato: sarebbe meglio un mercato molto regolato, per evitare bolle, speculazioni (e chi più ne ha più ne metta) in un mercato in cui si “gioca” con la dignità dell’uomo o con le sue necessità fondamentali per la sussistenza. Non si tema: in questo modo non si diminuisce la natura economica. Il lavoro dalla fine dell’800 è stato oggetto di regolamentazione perché è un mercato piuttosto fittizio (si è cercato di far dipendere il salario dal contratto di lavoro, più che dall’interazione fra domanda e offerta). Sono mercati che (per avere dei risultati) devono essere regolamentati per avere anche degli effetti socialmente accettabili. Vi sono poi altri beni che sono stati oggetti di recenti controversie (come l’acqua, per esempio).
Una delle soluzioni possibili è quella dei COMMONS: beni comuni che vengono regolamentati. La gestione di questi beni comuni e l’obiettivo (che è quello di non veder sovra utilizzare questi beni o utilizzati in maniera sbagliata) è spesso raggiunto (vedi “Alpeggio” in Cadore, regolamentazione delle acque…). Questa soluzione può essere accettabile per terra e acqua, mentre risulta più difficile per il bene “casa”.
LA TEORIA DEI GIOCHI
Si è sviluppata tramite una logica interna, matematica. Serve ad analizzare le scelte strategiche interattive in situazioni molto ben definite. È una scelta che tiene conto della scelta dell’altro operatore. È una scelta in un contesto dinamico, quindi strategica (scegliamo cercando di capire quello che sceglieranno gli altri). Si applica in situazioni molto ben definite: capita di non poter dialogare, ragionare o ridefinire il contesto della scelta assieme alla controparte. Il contesto è dato e non è ri-definibile. Bisogna naturalmente capire quale sia la scelta efficiente: lo strumento utilizzato per queste scelte è il gioco.
È chiamato gioco perché è basato su delle regole (che riflettono delle regole di gioco). Naturalmente, sono studi molto più complessi, che si legano ai calcoli di probabilità. Un gioco si basa su:
-        Due giocatori (estendibili);
-        Un insieme di opzioni (le scelte che ciascun giocatore può compiere e che riguardano anche l’altro giocatore);
-        I risultati (PAYOFF) per ogni combinazione possibile di scelte.
Il tutto deve essere inquadrato in una matrice. L’obiettivo è quello di trovare un risultato allo studio su quale sia la scelta migliore del giocatore in funzione delle possibili risposte dell’altro giocatore. Per questo i giochi si dividono in:
-        Cooperativi: i giocatori possono comunicare/accordarsi in modo vincolante;
-        Non-cooperativi: le parti NON possono comunicare.
Ci sono giochi con soluzioni caratteristiche e giochi che non hanno soluzione (senza strategia da seguire, piuttosto indeterminati).
DILEMMA DEL PRIGIONIERO
Buchanan (1975) ha usato il dilemma del prigioniero per descrivere il rispetto delle regole. Rispettando tali regole, i prigionieri hanno elevati benefici. Se non rispettano tali regole, tutto finisce a rotoli.
I due individui (A e B) possono:
a)     Rispettare i diritti;
b)     Non rispettare i diritti.
Ognuno, tornato a casa sua, deve decidere se rispettare i diritti (per esempio) di proprietà o meno. I risultati (PAYOFF) vengono posti in ciascuna casella: il primo numero è relativo ad A, il secondo a B. il PAYOFF di A è molto elevato perché costui ha deciso di non rispettare i diritti; il PAYOFF di B è molto poco elevato perché costui ha rispettato i diritti e si è fatto fregare da A.
Se si sommano tutti i numeri di tutti coloro che rispettano i diritti, otteniamo un numero piuttosto elevato, che non otteniamo MAI se almeno uno dei due delinque. Ponendo, paradossalmente, che tanto A quanto B rubino l’uno all’altro, otteniamo un PAYOFF massimo che è veramente infimo. Conviene veramente rubare e delinquere o è meglio rispettare i diritti?
Il massimo risultato individuale è ottenuto in contrasto con la scelta che porta al benessere sociale. Se tutti rispettano i diritti, si ha l’OTTIMO SOCIALE. Chi fa il furbo (SE E’ SOLO) si guadagna. Se ciascuno dei “giocatori” defeziona, il PAYOFF è infimo.
Se entrambi rispettano i diritti A ottiene 19, B ottiene 7.
Se A non rispetta i diritti A ottiene 22, B ottiene 1.
Se B non rispetta i diritti B ottiene 11, A ottiene 3.
Se entrambi non rispettano i diritti A ottiene 9, B ottiene 2.
La asimmetria risulta problematica da trattare quando i giocatori sono tanti (ponendo che i giocatori, per esempio, siano tutti i cittadini italiani).
Guardando attentamente le 4 frasi sopra stanti, DISGRAZIATAMENTE se io fossi il signor A, INDIPENDENTEMENTE DA QUELLO CHE SCEGLIE IL SIGNOR B, mi converrebbe NON rispettare i diritti. Se rispetto (e B rispetta) ho 19; se rispetto (e B non rispetta) ho 3. Se non rispetto (e B rispetta) ho 22. Se non rispetto (e B non rispetta) ho 9.
19 è minore di 22. 3 è minore di 9. Mi conviene non rispettare, anche indipendentemente dal comportamento assunto da B. Naturalmente devo applicare l’individualismo: non v’è alcun appiglio razionale che mi dica di rispettare i diritti. Questo porterà tanto me, signor A, quanto altri (ipotetici signori B, C, D…) a non rispettare i diritti: andremo naturalmente a delinquere e a diminuire automaticamente l’OTTIMO SOCIALE. Se infatti entrambi rispettiamo abbiamo un OTTIMO pari a 26. Se entrambi non rispettiamo abbiamo un OTTIMO pari a 11.
La soluzione di questo dilemma è quella di adottare la razionalità per il bene comune. Certo, per funzionare bene la strategia del rispetto ha bisogno di un criterio di scelta che non è puramente utilitaristico (ma criterio deontologico, intrinsecamente etico…).
LA GUIDA A DESTRA
In Italia la regola fondamentale è che si tiene la destra. Dove posso guidare? O sulla destra o sulla sinistra. La massima utilità sociale è dato dallo scegliere entrambi lo stesso lato su cui guidare. Si ottiene l’ottimo sociale se entrambi facciamo la scelta “giusta”. Non è importante cosa si sceglie, ma è importante essere d’accordo. L’incentivo individuale è alla cooperazione. L’equilibrio si auto-rinforza, non c’è bisogno di interventi esterni.
UN GIOCO DI COORDINAMENTO: EQUILIBRI NON OTTIMALI
Negli equilibri di coordinamento, la convenzione numero 1 è superiore alla convenzione numero 2. Se possiamo scegliere, tutti sceglieranno la convenzione 1 (per ricadere nell’ottimo sociale). Se i PAYOFF sono diversi e storicamente si è sempre scelta la convenzione 2, è difficile abbandonarla. È difficile perché:
  1. Il primo che cambia convenzione fa caos;
  2. Non è facile cambiare una convenzione che è già equilibrata.

Se non è equilibrata, entrambe le parti perdono qualcosa. Ci troviamo una situazione di LOCK-IN: siamo rinchiusi in questa circostanza. Il gioco, quindi, andrà coordinato.

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