In questa lezione parleremo dei pensieri di Schumpeter, parleremo dell'Istituzionalismo e della teoria economica austriaca.
Nel dopoguerra c’è un primo
fiorire delle teorie keynesiane. Prima si sviluppa la corrente monetarista e
poi il nuovo pensiero neo-classico. Poi Keynes è stato progressivamente
dimenticato.
Keynes diceva che nelle crisi
bisognava stimolare la domanda:
1)
Deprezzare soldi;
2)
Far investimenti pubblici (spesa pubblica in deficit,
ovvero senza adeguate coperture).
JOSEPH ALOIS SCHUMPETER
Keynes trascura l’aspetto
dinamico dell’offerta. Egli, infatti, è il più grande teorico dell’offerta. È
il più grande conoscitore del pensiero economico. Keynes aveva parlato di un
assetto oligopolistico, e questo precludeva la presa in considerazione
dell’aspetto dell’offerta. Schumpeter, quindi, fa l’esatto opposto di Keynes.
Egli si concentra molto su:
-
Ruolo del progresso tecnologico;
-
Innovazione nello sviluppo
dell’impresa/imprenditore.
Lo strumento di S. è il
PROGRESSO: questo, infatti, allontana l’economia dall’equilibrio, consentendo
gli EXTRAPROFITTI (o garantendo la conservazione di essi). Questo è proprio il
motore della crescita (se così non fosse entreremmo in una fase di stagnazione).
S. ha una visione molto più dinamica di Marx e vede nell’innovazione il
processo cardine dell’accumulazione.
Il profitto, dunque, è sempre
transitorio e per realizzarsi ha bisogno di offrire valore al consumatore
(offrire, cioè, beni di qualità al consumatore). Nell’opera di S. ci sono due
fasi:
1)
“AUSTRIACA”. Descrive un regime economico come
“DISTRUZIONE CREATRICE”: l’innovazione che si svolge nelle imprese minori che
inventano nuovi prodotti e processi grazie ad elevate opportunità di profitto.
Queste innovazioni vengono tuttavia copiate rapidamente dai concorrenti ed i
prezzi si abbassano. L’innovazione è tendenzialmente INCREMENTALE. Se non si continua ad innovare, in sostanza,
gli extraprofitti arrivano allo “zero”. Si
cerca, cioè, di combinare al meglio le tecnologie esistenti.
2)
Opera della maturità, 1954, “CAPITALISMO,
SOCIALISMO E DEMOCRAZIA”. Constata che nelle grandi aziende l’attività di
ricerca e sviluppo viene istituzionalizzata (burocratizzata e resa stabile,
incorporata) nelle grandi organizzazioni. Si viene, così, a creare un
oligopolio come unica fonte di grandi innovazioni radicali.
Questo portava ad una naturale
tendenza al socialismo, realizzata attraverso la burocratizzazione
dell’attività produttiva in grandi organizzazioni. In questo caso, possiamo
dire che “sposa” le idee di Marx. Si eliminerà la concorrenza, perché questa
non permette di fare prodotti nuovi (perché costringe al primo regime, che fa
creare solo piccole cose).
Questa profezia di S. ha un
grande impatto in tutta la teoria successiva. ATTENZIONE: i due regimi sopra
citati fanno capo a due libri diversi.
L’ISTITUZIONALISMO
Ne esistono diversi tipi. Quello
classico americano lo possiamo collocare tra la fine dell’800 e la metà del
900. Prospettiva realistica ed attenzione alle istituzioni ed alle decisioni
collettive. Forte pragmatismo: non ha regole a priori, l’economia è il prodotto
delle istituzioni che caratterizzano i vari settori economici. L’economia è
modellata dall’assetto delle istituzioni, in sostanza. È l’esatto opposto di
Karl Marx (che passava da economia alla politica).
Thorstein VEBLEN
Perché l’economia non è una
scienza evolutiva? Rileva le contraddizioni del capitalismo dovute alle
difficoltà di cogliere le opportunità fornite dal progresso tecnologico a causa
dell’inadeguatezza delle istituzioni rafforzate dagli interessi costituiti.
Vede le istituzioni come un freno al progresso.
Karl POLANYI
Olandese, è stato un grande
giornalista, è fuggito dalla Germania, ha lavorato molto nel rapporto tra
economia ed antropologia e sui principi allocativi principali (comunità,
mercato e reciprocità, rifacendosi all’etica di Aristotele). È famoso per la
sua teoria del doppio movimento. Lo sviluppo storico dei mercati è avvenuto
sottraendo spazio alla comunità, ma il mercato è intrinsecamente instabile ed
ha bisogno dell’intervento riequilibrativo dello stato. I mercati, infatti,
generano crisi, disoccupazione ed incertezza. La situazione instabile del
mercato porta alla sparizione della comunità. Per riottenere l’equilibrio
abbiamo proprio bisogno di un DOPPIO MOVIMENTO:
- O la
comunità decresce e il mercato cresce;
- O la
comunità (stato) cresce e il mercato decresce.
John Kenneth GALBRAITH
Egli afferma che il mercato ha
una natura instabile e molto speculativa. Il pericolo che percepisce G. è
soprattutto un pericolo che deriva dalle grandi imprese che pianificano la
nostra vita per regolare le nostre decisioni economiche. Queste grandi
corporation eludono il libero mercato per controllare le scelte dei
consumatori. La libertà di scelta del consumatore deve essere limitata,
imponendo stili di vita, incanalando le scelte dei consumatori con la
pubblicità, INDOTTRINANDO la vita del consumatore. È un problema molto
sensibile negli USA di fine anni 50. Si forma questa TECNOSTRUTTURA, ovvero una
classe di quadri e dirigenti.
Teoria “AUSTRIACA”
Corrente di liberalismo
abbastanza “spinta”, che però è abbastanza opposto alla teoria neoclassica (non
si attribuisce grande valore al calcolo), ma ci si concentra sulle istituzioni.
È abbastanza contraria ad interventi sulle istituzioni. Queste istituzioni
devono garantire piccoli incrementi, al fine di sottolineare l’ordine spontaneo
che evolve nel tempo, generando un ordine che contiene l’esperienza passata.
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