lunedì 24 novembre 2014

20^ LEZIONE DI ECONOMIA POLITICA.

In questa lezione parleremo dei pensieri di Schumpeter, parleremo dell'Istituzionalismo e della teoria economica austriaca.

Nel dopoguerra c’è un primo fiorire delle teorie keynesiane. Prima si sviluppa la corrente monetarista e poi il nuovo pensiero neo-classico. Poi Keynes è stato progressivamente dimenticato.
Keynes diceva che nelle crisi bisognava stimolare la domanda:
1)     Deprezzare soldi;
2)     Far investimenti pubblici (spesa pubblica in deficit, ovvero senza adeguate coperture).

JOSEPH ALOIS SCHUMPETER
Keynes trascura l’aspetto dinamico dell’offerta. Egli, infatti, è il più grande teorico dell’offerta. È il più grande conoscitore del pensiero economico. Keynes aveva parlato di un assetto oligopolistico, e questo precludeva la presa in considerazione dell’aspetto dell’offerta. Schumpeter, quindi, fa l’esatto opposto di Keynes.
Egli si concentra molto su:

-        Ruolo del progresso tecnologico;

-        Innovazione nello sviluppo dell’impresa/imprenditore.

Lo strumento di S. è il PROGRESSO: questo, infatti, allontana l’economia dall’equilibrio, consentendo gli EXTRAPROFITTI (o garantendo la conservazione di essi). Questo è proprio il motore della crescita (se così non fosse entreremmo in una fase di stagnazione). S. ha una visione molto più dinamica di Marx e vede nell’innovazione il processo cardine dell’accumulazione.
Il profitto, dunque, è sempre transitorio e per realizzarsi ha bisogno di offrire valore al consumatore (offrire, cioè, beni di qualità al consumatore). Nell’opera di S. ci sono due fasi:

1)     “AUSTRIACA”. Descrive un regime economico come “DISTRUZIONE CREATRICE”: l’innovazione che si svolge nelle imprese minori che inventano nuovi prodotti e processi grazie ad elevate opportunità di profitto. Queste innovazioni vengono tuttavia copiate rapidamente dai concorrenti ed i prezzi si abbassano. L’innovazione è tendenzialmente INCREMENTALE. Se non si continua ad innovare, in sostanza, gli extraprofitti arrivano allo “zero”.  Si cerca, cioè, di combinare al meglio le tecnologie esistenti.

2)     Opera della maturità, 1954, “CAPITALISMO, SOCIALISMO E DEMOCRAZIA”. Constata che nelle grandi aziende l’attività di ricerca e sviluppo viene istituzionalizzata (burocratizzata e resa stabile, incorporata) nelle grandi organizzazioni. Si viene, così, a creare un oligopolio come unica fonte di grandi innovazioni radicali.
Questo portava ad una naturale tendenza al socialismo, realizzata attraverso la burocratizzazione dell’attività produttiva in grandi organizzazioni. In questo caso, possiamo dire che “sposa” le idee di Marx. Si eliminerà la concorrenza, perché questa non permette di fare prodotti nuovi (perché costringe al primo regime, che fa creare solo piccole cose).
Questa profezia di S. ha un grande impatto in tutta la teoria successiva. ATTENZIONE: i due regimi sopra citati fanno capo a due libri diversi.

L’ISTITUZIONALISMO

Ne esistono diversi tipi. Quello classico americano lo possiamo collocare tra la fine dell’800 e la metà del 900. Prospettiva realistica ed attenzione alle istituzioni ed alle decisioni collettive. Forte pragmatismo: non ha regole a priori, l’economia è il prodotto delle istituzioni che caratterizzano i vari settori economici. L’economia è modellata dall’assetto delle istituzioni, in sostanza. È l’esatto opposto di Karl Marx (che passava da economia alla politica).
Thorstein VEBLEN
Perché l’economia non è una scienza evolutiva? Rileva le contraddizioni del capitalismo dovute alle difficoltà di cogliere le opportunità fornite dal progresso tecnologico a causa dell’inadeguatezza delle istituzioni rafforzate dagli interessi costituiti. Vede le istituzioni come un freno al progresso.
Karl POLANYI
Olandese, è stato un grande giornalista, è fuggito dalla Germania, ha lavorato molto nel rapporto tra economia ed antropologia e sui principi allocativi principali (comunità, mercato e reciprocità, rifacendosi all’etica di Aristotele). È famoso per la sua teoria del doppio movimento. Lo sviluppo storico dei mercati è avvenuto sottraendo spazio alla comunità, ma il mercato è intrinsecamente instabile ed ha bisogno dell’intervento riequilibrativo dello stato. I mercati, infatti, generano crisi, disoccupazione ed incertezza. La situazione instabile del mercato porta alla sparizione della comunità. Per riottenere l’equilibrio abbiamo proprio bisogno di un DOPPIO MOVIMENTO:
  1. O la comunità decresce e il mercato cresce;
  2. O la comunità (stato) cresce e il mercato decresce.
John Kenneth GALBRAITH
Egli afferma che il mercato ha una natura instabile e molto speculativa. Il pericolo che percepisce G. è soprattutto un pericolo che deriva dalle grandi imprese che pianificano la nostra vita per regolare le nostre decisioni economiche. Queste grandi corporation eludono il libero mercato per controllare le scelte dei consumatori. La libertà di scelta del consumatore deve essere limitata, imponendo stili di vita, incanalando le scelte dei consumatori con la pubblicità, INDOTTRINANDO la vita del consumatore. È un problema molto sensibile negli USA di fine anni 50. Si forma questa TECNOSTRUTTURA, ovvero una classe di quadri e dirigenti.

Teoria “AUSTRIACA”

Corrente di liberalismo abbastanza “spinta”, che però è abbastanza opposto alla teoria neoclassica (non si attribuisce grande valore al calcolo), ma ci si concentra sulle istituzioni. È abbastanza contraria ad interventi sulle istituzioni. Queste istituzioni devono garantire piccoli incrementi, al fine di sottolineare l’ordine spontaneo che evolve nel tempo, generando un ordine che contiene l’esperienza passata. 

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