Il pensiero non può non pensare
il tutto. Il principio sta in ogni cosa e non è la somma di ogni cosa (la somma
di tutte le cose più qualcosa d’altro dà il senso dell’intero). In Talete viene
usata una metafora breve: Cavalla osserva come sia abbastanza naturale usare
figure retoriche per rappresentare concetti (metafora dell’ACQUA). Cos’è che
c’è in ogni cosa? Questa cosa che c’è in ogni cosa è COME l’acqua. L’acqua non
ha una forma ma è in tutte le forme (può essere contenuta in molte forme).
Caratteristica universale del principio: questa mancanza di forma fa notare che
l’acqua può essere contenuta in un bicchiere, ma non è la forma. Se l’acqua è
priva di forma, in questo caso si perderebbe la caratteristica principale del
principio. Se si concepisce il principio come universale, allora si intende che
è principio in ogni senso, che quindi non può dipendere da altro.
Attraverso l’immagine si può
costruire la caratteristica del principio (a Talete sembra la più corretta
figura per rappresentarlo). Se dobbiamo accogliere una nozione coerente di
principio, non si può dire che il principio sta fuori dal mondo. Se il
principio sta fuori dal mondo, vuol dire che non lo è, che sta nell’immanenza. Il
trascendente significa movimento, andare oltre: dire che c’è un aldilà e un
aldiqua, è un errore teoretico (un principio senza differenze e senza forme,
rischio di concepire un principio come nulla
--> principio nichilistico).
L’acqua assume una forma in ragione del suo contenente. Apeiron, diceva
Anassimandro: è qualcosa che sta in ogni cosa, che non si esaurisce in una cosa
e non è la loro somma, e tiene insieme ogni cosa.
Anche Esiodo parla di Arché (TA
PROTISTA). Il principio deve essere inteso come principio delle differenze. Non
è casuale che l’uomo greco si ponga il problema della totalità dell’intero
pensando alla morte: la morte è, nell’esistenza, la negatività. Il problema del
nulla è il problema dialettico dal quale sorge il pensiero soprattutto. Come si
è sempre detto il problema filosofico non nasce da un pregiudizio, ma emerge
dall’urto che l’uomo ha dall’esperienza (l’uomo viene SCARAVENTATO
nell’esperienza, come dice Heidegger).
PARMENIDE e ERACLITO
Il verbo essere può essere
coniugato in vari modi: si manifesterà in modi diversi. Le varie forma di
comparsa del verbo EINAI dà conto della facoltà di pensare il principio come
PRINCIPIO COMUNE A TUTTE LE COSE (arché). L’essere si dice OLLAKOS, in molti
modi: serve per dire il pluralismo, la molteplicità delle opinioni costituisce
un elemento fondamentale della realtà stessa, dell’essere. L’essere si dice in
molti modi: tutto è relativo? Nel campo delle opinioni ogni opinione deve
essere ascoltata per la molteplicità delle opinioni? I relativisti si
dimenticano che Aristotele afferma anche che il tutto deve poi essere
ricondotto al principio (universale).
La questione fondamentale per
tutte le cose è trovare un principio (che non deve essere più una metafora). Si
tenga presente che tutte le opere dei presoscratici si chiamano peri fiseos
(Sulla natura), mentre qui dobbiamo guardare a ciò che si manifesta,
all’essenza di tutte le cose. Parmenide affermava che:
-
Nel frammento 8 versetto 4 l’essere è un INTERO
NEL SUO INSIEME;
-
Nel frammento 8 versetto 43 l’essere è COMPIUTO
DA OGNI PARTE, SIMILE A MASSA DI BEN ROTONDA SFERA;
-
Nel frammento 8 versetto 48 l’essere è UN TUTTO
INVIOLABILE.
Il principio è l’intero sono in
rapporto di OMOLOGIA (il primo è fondamento del secondo).
Parmenide affermava anche che:
“Indifferente è per me il punto da cui devo prendere le mosse; là, infatti,
nuovamente dovrò fare ritorno” (fr. 5, vv. 1-3). “Dal non essere non ti concedo
né di dirlo né di pensarlo, perché non è possibile né dire né pensare che non
è” (fr. 8 vv. 6-8).
L’interpretazione di Parmenide è
data da Zenone di Elea (L’essere univoco). Nell’ambito della tradizione
dialettica greca, l’essere è univoco. Nella scuola di Elea prevalse
l’interpretazione di Zenone: “Ciò che non ha né grandezza né spessore né massa
non può neppure esistere”.
L’essere è misurabile: da un
punto di vista logico io scambio la certezza con la verità. L’essere è
analizzabile: il costante prende il posto dell’eterno. Essendo misurabile ed
analizzabile, l’essere è dominabile, può essere controllato dalle facoltà
soggettive (il dominio prende il posto del sapere). Questo frammento di Zenone
deriva dall’interpretazione dell’essere come univoco, indeterminato.
Nessun commento:
Posta un commento